Gli occhi degli investitori sono puntati sul dato sull’inflazione statunitense di aprile atteso oggi per le 14:30. Intanto lo spread ha chiuso in calo a 200 punti base e riprendono fiato le borse.
In attesa del dato che può confermare o meno il sentiment ribassista gli investitori, oggi molto più propensi a tirare un sospiro di sollievo, attendono un lieve miglioramento dell’inflazione Usa.
Il dato macroeconomico più importante oggi rivelerà l’effettivo raggiungimento del picco nell’aumento dei prezzi al consumo, per tornare nei mesi successivi a valori entro il 2% annui. Questo ha la forza di invertire temporaneamente il sentiment ribassista; con l’8,5% registrato a marzo il calo previsto è di 0,4 punti percentuali per un inflazione all’ 8,1%. I mercati sono impazienti di capire di conseguenza quali saranno le prossime mosse della Fed.
Il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni è arretrato ieri al 2,9%, dopo essere schizzato lunedì al top da 3 anni e mezzo al 3,2%. In Europa sull’andamento del mercato obbligazionario pesano i timori per l’arrivo della stretta monetaria della Bce, che hanno fatto salire il premio di rischio sui titoli di Stato dei paesi più indebitati.
In Europa c’è già il rischio di avere un Pil negativo nel secondo trimestre dell’anno. Questa estate si faranno i conti degli effetti recessivi della guerra commerciale con la Russia. Intanto alcuni segnali di un rallentamento dell’inflazione arrivano dalla Cina; grazie alle politiche governative i prezzi alla produzione in sono aumentati al ritmo più lento da un anno nel mese di aprile, nonostante l’impennata dei costi delle materie prime. Il risultato è legato alle misure introdotte per stabilizzare i prezzi delle materie prime e aumentare l’offerta.
Le borse riprendono fiato ma l’inflazione e le incertezze rimangono alte
Diverso è il risultato se si osserva l’indice dei prezzi al consumo, salito oggi del 2,1% rispetto 1,5% di marzo. Il dato si mantiene sopra le aspettative e aumenta al ritmo più veloce da 5 mesi a questa parte.
In questo contesto il mercato ha iniziato a prezzare la possibilità che già a giugno ci possa essere un nuovo aumento dei tassi di interesse da parte della Fed di 75 punti base. Wall Street ha vissuto un aprile nero. I listini di New York hanno ceduto il 9,04% registrando il dato peggiore dal marzo del 2020, quando le perdite superarono il 13%.
Anche sul mercato azionario americano si conferma la tendenza, già vista in Europa, che vede il segmento value, ovvero i titoli orientati al valore, sovraperformare quello growth che ha ceduto oltre il 25% del valore contro le perdite contenute al 2% dei primi. Secondo gli analisti di Morningstar la volatilità sui mercati resterà alta anche nei prossimi mesi, perché sono ancora troppi i motivi di preoccupazione e incertezza.