Ottenere il risarcimento danni per mobbing sul lavoro è possibile. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.
Il lavoro ricopre un ruolo importante nella nostra vita, in quanto ci offre la possibilità di attingere a quella fonte di reddito necessaria per il proprio sostentamento. Non sempre, però, le cose vanno come sperato e in alcuni casi può capitare di imbattersi in situazione alquanto spiacevoli.
Lo sanno bene, purtroppo, le vittime di mobbing, per colpa di comportamenti vessatori da parte del proprio capo oppure dai colleghi. Situazioni che finiscono, inevitabilmente, per creare un certo disagio, con molti che si chiedono se e come è possibile ottenere un risarcimento. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa c’è da sapere in merito.
Mobbing sul lavoro, occhio ai comportamenti vessatori di capi e colleghi
Con il termine mobbing si fa riferimento ad una serie reiterata di comportamenti vessatori nei confronti di un lavoratore da parte di colleghi oppure superiori. Una situazione che si può verificare con atteggiamenti di diverso tipi, come derisioni, procedimenti disciplinari ingiustificati. Oppure controlli ossessivi e sovraccarico di lavoro, ma anche negazione di ferie e permessi e demansionamento. Tante, quindi, sono le situazioni in cui si parla, purtroppo, di mobbing, con molti che si chiedono pertanto come fare per ottenere il risarcimento.
A tal proposito è bene ricordare che in base a quanto stabilito dall’articolo. 2087 del Codice civile, il datore di lavoro ha il compito di “tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro“. Proprio per questo motivo, essendo il mobbing un’azione prolungata nel tempo, il datore di lavoro ha il compito di impedire che tale situazione si verifichi. In caso, contrario, infatti, diventa complice dell’illecito in questione e dovrà rispondere alle relative conseguenze.
Mobbing sul lavoro, ecco come ottenere il risarcimento danni
Una volta visto in cosa consiste il mobbing sorge spontanea una domanda: come fare per ottenere il risarcimento danni? Ebbene, in questo caso bisogna procedere con una causa davanti al giudice del lavoro territorialmente competente, avvalendosi dell’assistenza di un legale. A tal fine bisogna provare l’esistenza di comportamenti vessatori, con tanto di documenti, testimonianze, filmati e qualsiasi altra fonte in grado di comprovare l’accaduto.
Bisogna inoltre dimostrare che in seguito a tali comportamenti il lavoratore ha subito una lesione a livello di salute o comunque personale. Tra questi si annoverano stati di ipertensione, ansia, oppure attacchi di panico, insonnia. In tal senso è opportuno dotarsi di una perizia medico – legale, in grado di indicare le esatte patologie. Una volta accertata la correlazione tra gli atti vessatori e la lesione riscontrata dal lavoratore, il giudice del lavoro può stabilire il risarcimento danni.
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Quest’ultimo, in genere, viene liquidato in via equitativa, se non è possibile quantificarli in altro modo. A tal fine viene in genere preso come parametro di riferimento la retribuzione dovuta nel periodo in cui ha avuto luogo la condotta vessatoria. Sempre in tale ambito, inoltre, ricordiamo che in base a quanto previsto da un’ordinanza della Cassazione, in caso di demansionamento si ha diritto al risarcimento danni dal momento in cui il lavoratore viene adibito alle nuove e inferiori mansioni.