Lotta e contrasto al lavoro in nero: cos’è il Portale Nazionale del Sommerso

Di cosa si tratta e cos’è il Portale Nazionale del Sommerso, istituito recentemente per contrastare il lavoro in nero: i dettagli al riguardo 

Tema importante e di grande rilevanza, quello rappresentato dalla lotta e dal contrasto al lavoro in nero, al cui riguardo vi è una novità degna di nota, ovvero l’arrivo del Portale Nazionale del Sommerso, istituto di recente da un decrete legge. Di cosa si tratta e quali alcuni dei dettagli al riguardo? I particolari a seguire.

Lotta e contrasto al lavoro in nero: arriva il Portale Nazionale del Sommerso
fonte foto:adobestock

In merito al Portale Nazionale del sommerso, quest’ultimo è una sorta di database gestito dall‘Ispettorato Nazionale del Lavoro, il quale andrà a raccogliere tutti i risultati dell’attività ispettiva svolta, rendendone maggiormente immediata la condivisione. Lo scopo inerente tale strumento riguarda la programmazione in modo unitario e ancor maggiormente efficiente dell’attività dell’Ispettorato, così da avere una visione di insieme circa i controlli svolti e quelli da effettuare, andando a migliorare la qualità e l’incisività dei medesimi.

A parlarne nel proprio approfondimento è Laleggepertutti.it, il quale spiega che tale portale sostituisce e integra le banche dati che oggi esistono, impiegate dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, da INPS e INAIL, su cui sono condivisi gli esiti degli accertamenti ispettivi. Sul portale confluiranno i verbali dei controlli, si legge, ogni altro provvedimento consequenziale all’attività di vigilanza, tra cui anche gli atti inerenti eventuali contenziosi conseguenti allo stesso verbale. Bruno Giordano, il Direttore dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, ha spiegato che vi sarà una panoramica del lavoro sommerso reale, accettato, in virtù dei risultati di ogni accertamento ispettivo confluiti in un unico portale.

Lavoro in nero: alcuni dettagli e rischi per datore di lavoro e lavoratore

È una questione ed una tematica di grande rilevanza, il lavoro in nero, il quale comporta sanzioni salate inerenti la relativa pratica illegale. Come si legge su Laleggepertutti.it, in base ai dati Istat, ad oggi, il lavoro non regole porta ad un guadagno di 76,8 miliardi di € sui 203 miliardi totali dell’economia sommersa, più di un terzo. In Italia, più di tre milioni e mezzo di persone sarebbero impiegate in un’attività lavorativa non dichiarata, e dunque senza contratto, tutele e garanzie.

Meno di un anno fa, già il decreto legge n.146/2021 aveva portato ad una rilevante novità rispetto alle norme in materia di sicurezza del lavoro e circa la lotta al lavoro irregolare, attribuendo altre responsabilità all’Inl. La lotta al lavoro sommerso viene fatta da uffici ispettivi dell’INPS e dell’Ispettorato territoriale del lavoro, con l’iniziava che può aver luogo d’ufficio oppure su segnalazione, anche da parte del medesimo eventuale dipendente non regolare.

Come viene spiegato da Leggepertutti.it, il riscontro della presenza di lavoratori in nero ha luogo nel corso degli accessi nei luoghi lavorativi mediante la rilevazione del personale fisicamente presente e la conseguenze verifica del corretto adempimento da parte del datore di lavoro, riguardo gli obblighi fiscali che derivano dalla sua posizione e dalle prescrizioni stabilite dalla normativa per quel che concerne la questione lavoro.

Viene dunque controllato da parte dell’ispettore che i lavoratori presenti abbiano un contratto regolare e che svolgano le mansioni che il contratto contiene. Tali controlli vertono sulla natura del rapporto lavorativo, le mansioni, la durata dell’impiego e la quantificazione inerenti le retribuzioni corrisposte. Viene spiegato che se chi rischia maggiormente è il datore di lavoro, anche il lavoratore non è esente da ripercussioni qualora si attestino violazioni della normativa che regola le prestazioni di lavoro.

Al riguardo quindi, qualora il datore di lavoro pagasse il dipendente in nero, ovvero con una gestione finanziaria extra-contabile la quale comporterebbe un occultamento del reddito realmente percepito, commetterebbe un illecito; ma anche il lavoratore potrebbe finire nei guai, visto che quest’ultimo intascherebbe uno stipendio in contanti, percependo un reddito al lordo della ritenuta che dovrebbe effettuare il datore di lavoro per il pagamento delle sue tasse.

Qualora venisse scoperta l’esistenza di dipendenti in nero sarebbe dunque possibile procedere ad un accertamento fiscale nei confronti del lavoratore, così da recuperare la tassazione inerenti le somme che il datore avrebbe dovuto versare allo Stato qualora il dipendente fosse stato assunto in modo regolare.

Lavoro in nero, diffida a regolarizzare il lavoro, sanzioni e misure: alcuni dettagli

Laleggepertutti.it nel proprio approfondimento, spiega che prima della sanzione, l’ispettore dovrà notificare al trasgressore una diffida a regolarizzare il lavoro dei dipendenti in nero, la quale comporta la stipulazione di un contratto lavorativo subordinato a tempo indeterminato oppure determinato di almeno 3mesi; il mantenimento in servizio del lavoratore scoperto senza contratto per almeno 3mesi.

Nel caso di tale situazione, qualora il datore si adeguasse a ciò che gli è stato intimato di fare, questi potrà pagare la sanzione e procedere con la propria attività di lavoro.

Si legge che la misura della maxisanzione si commisura ai giorni di effettivo impiegato nel lavoro non regolare e cambia in base a: omissione o inesattezza inerente la comunicazione al lavoratore degli elementi del contratto individuale lavorativo viene prevista la sanzione amministrativa da 260€ a 1.290€; mancata comunicazione di assunzione al ministero del Lavoro nei casi in cui non si può applicare la maxisanzione scatta la sanzione amministrativa da cento a cinquecento euro per ogni lavoratore interessato; maxisanzione per lavoro sommerso: impiego effettivo del lavoratore sino a trenta giorni – da 1.800€ a 10.800€ per ogni lavoratore irregolare; impiegato effettivo del lavoratore da trentuno e sino a sessanta giorni – da 3.600€ a 21.600€ per ogni lavoratore irregolare; impiego effettivo del lavoratore per più di sessanta giorni – da 7.200€ a 43.200€ per ogni lavoratore irregolare.

Laleggpertutti.it menziona anche la misura più grave applicabile al datore di lavoro oltre alla maxisanzione, ovvero quella della sospensione dell’attività imprenditoriale interessata dalla violazione, la quale può essere decisa da tutto il personale ispettivo, INL, INPS, INAIL. Si legge che dall’anno scorso gli ispettori possono sospendere l’attività nel momento in cui il numero di lavoratori non regolari sia pari o maggiore del 10% del totale di quelli presenti sul luogo lavorativo nel corso dell’ispezione. Circa le novità introdotte, si legge che queste prevedono anche l’impossibilità dell’impresa di contrattare con la PA per tutto il tempo della sospensione imposta.

Questi, alcuni dettagli al riguardo. Ad ogni modo è bene ed è opportuno informarsi ed approfondire il tema e i vari elementi mediante un confronto con esperti del campo e professionisti del settore, i soggetti competenti in materia, per saperne di più nel dettaglio circa i vari aspetti in merito.

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