Luci e ombre sul riscatto dei contributi ai fini pensionistici: quando conviene e quando invece non produce effetti significativi.
Molto spesso sentiamo parlare del riscatto dei contributi o di versamento di contributi volontari per aumentare l’importo della pensione. Tutto lecito, come dice la legge che lo prevede dal 1° gennaio del 1997.
Sono molti i casi in cui, ai fini pensionistici, le persone vorrebbero evitare di ritrovarsi con un assegno della pensione ridotto per cui valutano di riscattare il periodo di lavoro parti time oppure di pagare volontariamente quella parte di contributi mancanti. Chi è occupato part time, magari svolgendo anche più di un lavoro, ed ha alle spalle almeno un anno di contributi negli ultimi 5 anni, può versare delle somme volontarie, così come previsto dall’art 8/DLGS nr. 564 del 1996. Si possono recuperare però soltanto i periodi lavorativi a partire dal 31 dicembre 1996 e non quelli antecedenti a tale data. L’importante è che sia presente questo requisito relativo ai contributi, indifferentemente dalla tipologia di contratto di lavoro ovvero part time orizzontale, ciclico o verticale.
I versamenti volontari servono nello specifico in due casi:
Ci sono però dei termini entro i quali inoltrare la domanda di autorizzazione per effettuare i versamenti volontari. E’ necessario presentare richiesta entro i 12 mesi seguenti la data di scadenza ordinaria del termine per la consegna della certificazione unica ai lavoratori, riferita all’anno interessato. Si ricorda che la certificazione unica va inviata o entro 12 giorni dalla fine del rapporto lavorativo o per tutti gli altri entro il 15 marzo dell’anno successivo. Pertanto per il 2022 c’è tempo per inoltrare la richiesta entro il 15 marzo 2024. Nei casi in cui il termine sia già scaduto si deve formulare una domanda di riscatto.
Per quanto riguarda l’effettiva convenienza del riscatto dei contributi per i lavoratori part time non si constata un considerevole vantaggio, tanto che questa operazione viene utilizzata in pochi casi. Il perché è spiegato dal fatto che questi periodi di lavoro sono conteggiati nel sistema contributivo per cui ad aumentare è soltanto la parte contributiva dell’assegno, esattamente nella quota prevista dall’integrazione.
Nel sistema retributivo invece questa necessità non si palesa perché esso ha già un meccanismo di conteggio che prevede la valutazione più ampia di tutte le retribuzioni pensionabili, allargando il periodo di tempo preso in esame. Discorso diverso per quei casi in un cui non si è rispettato il minimale per cui non c’è stato l’accredito dell’anno pieno pena la difficoltà a raggiungere il diritto alla pensione, per cui le settimane mancanti servono proprio per raggiungere la pensione ovvero i fatidici 42 anni e 10 mesi di contribuzione. In questo caso il riscatto dei contributi si rivela molto vantaggioso.
Rimanere aggiornati sulla normativa vigente serve per gestire al meglio i propri affari, e quella…
Quali sono i motivi per scegliere un asilo nido privato rispetto ad uno pubblico e…
Quali sono gli errori più gravi che si possono commettere quando si ha una partita…
200 euro di Bonus Natale possono diventare realtà. L'aumento è stato ufficializzato: non potrebbe esserci…
Raddoppiano le pensioni e saranno tantissimi i cittadini coinvolti in questo cambiamento positivo. Non ci…
La circolare INAIL del 16 settembre conferma la rivalutazione delle indennità economiche per infortuni sul…