Altro che vantaggi, l‘auto usata diventa sconveniente per i cittadini. Ci sono dei costi aggiuntivi che stravolgono la gestione di una pratica in passato così comune.
Comprare una macchina è sempre stata una spesa importante, ma mai come oggi. Si direbbe che la secondo mano sia un’opportunità, ma difatti non è proprio così. Perché non solo i prezzi sono aumentati a dismisura, ma l‘auto usata diventa sconveniente anche per altri costi che in passato non avrebbero complicato ancora di più la questione. Cosa conviene fare? La parola agli esperti.
Il caro vita sta danneggiando tutti i cittadini, non esiste più il ceto medio, poiché a causa dell’inflazione e della stagnazione, si è consolidata una polarizzazione della società. Da una parte i ricchissimi, dall’altra i poverissimi. Chi stava in mezzo viene tassato come il primo, ma difatti vive come il secondo, con l’aggravante di avere minori vantaggi.
L’aspetto va attenzionato più del previsto, poiché comporterebbe aumenti del prezzo finale che in parte sono inaspettati. Non si tratta di un meccanismo semplice da comprendere, ma è importante conoscerlo.
La ragione? Potrebbe non figurare nell’immediato in fattura il dettaglio che fa la differenza. Per cui risulta fondamentale conoscere tutti i passaggi da compiere prima di consolidare l’acquisto. Una volta conosciuti i dettagli si potrà valutare ciò che conviene e che di conseguenza fa al caso proprio.
Perché l’auto usata diventa sconveniente? I dettagli nascosti in fattura
Con “nascosti” non s’intende qualcosa di celato, ma dei dettagli che non figurano nell’immediato, ma che ci sono lì da sempre. Quindi, non si sfocia né nell’illegalità, né tantomeno in una truffa. Si tratta piuttosto di imparare a gestire gli aspetti più ostici della burocrazia italiana, la quale sempre più si sta rallentando in questa fase storica critica a livello economico sociale. Cosa è meglio fare, comprare una macchina nuova, oppur cercar di ottenerne una di seconda mano?
La risposta proviene dall’ADE, l’Agenzia delle Entrate, la quale attenziona proprio le dinamiche in questione. In fattura bisogna vedere fin dalle prime mosse i costi di immatricolazione ai quali poi seguono quelli PRA, sigla che indica il pubblico registro automobilistico.
Ma non solo questi, poiché ci potrebbero essere anche altri costi come il bollo, il contributo alla Tesoreria di Stato per il rilascio delle targhe, e i diritti al Dipartimento dei Trasporti Terresti. Ancora, non finisce qui la lista dei costi aggiuntivi. Ci potrebbe anche essere l’imposta provinciale di trascrizione e i cosiddetti diritti per la trascrizione e l’aggiornamento del certificato di proprietà.
Ma è la risposta n. 328 dell’ADE a chiarire tutti i punti. Sono le agenzie pratiche automobilistiche esterne a compiere il completamento delle pratiche burocratiche per la messa in strada dei veicoli, e sono loro ad emettere le fatture legate ad ogni singola auto. Di norma, le pratiche auto presso l’Ufficio Provinciale della Motorizzazione civile del PRA, costano circa 155,98 euro.
Questa somma comprendere i 65 euro di bollo, cioè le 4 dal valore di 16 euro l’una, il contributo alla Tesoreria dello Stato per il rilascio della targhe di 41,78 euro, i costi IPT di 10,20 euro, e altri 27 euro per gli emolumenti PRA.
L’ADE attenziona la questione del pagamento del bollo, la cui imposta si paga per gli atti, documenti e registri indicati nella tariffa di 2 euro, ma non è dovuta quando non si superano i 77,47 euro. Così, si alternano l’IVA e l’imposta di bollo, e l’esenzione per la prima avviene per tutte quelle somme che paiono anticipate in nome della controparte. Le restanti contribuiscono a generare l’imponibile, quindi devono essere assoggettate al tributo allo stesso modo del compenso della prestazione data.
Così, è la risoluzione n. 360393 con l’aggiunta di quella n. 363527 chiarisce che le somme pagate dalle agenzie automobilistiche poi addebitate al committente diventano quota da anticipare in nome della controparte. Allora, se si tratta di spese pagate per conto del cliente, c’è l’esenzione IVA, ma il bollo si deve comunque pagare se le somme sono uguali o più di 77, 47 euro.