Il prezzo del latte continua a crescere, quasi 2 euro a litro, Granarolo e Lactlalis si appellano al mondo della politica

Prosegue la “guerra” del latte. Grandi nomi del settore lanciano l’allarme. In prima fila ecco Granarolo e Lactalis che rammentano come sia reale il pericolo di un aumento del costo del latte oltre i due euro.

Entrambe le aziende hanno redatto un comunicato comune, appellandosi, al di là di ogni concorrenza, alla classe politica.

latte granarolo

PixabayLa crescita dei costi degli articoli di prima necessità non frena. A pagare dazio anche il tanto amato latte. Il monito giunge da realtà industriali del livello di Lactalis (che include brand come Galbani e la vecchia Parmalat) e Granarolo. La spesa media per il latte, per via dell’exploit dei prezzi relativi ai beni energetici, potrebbe salire ben al di sopra dei 2 euro al litro.

La crisi del latte, ecco cosa sta succedendo

Qualcosa di inimmaginabile per un prodotto essenziale dell’alimentazione nostrana. È tanta l’incertezza scaturita dall’inflazione galoppante che da un anno sferra i suoi colpi sul settore agroalimentare italiano. E a saperlo bene è proprio il comparto lattiero caseario. Lactalis e Granarolo invocano un’azione immediata e di carattere pubblico per scongiurare effetti ancor più devastanti per tutte le aziende della filiera.

L’inflazione ha leso e non poco, a suon di numeri a cifra doppia, quasi ogni anima appartenente al settore in questione: nutrimento degli animali (inasprito dalla siccità che ha ridotto sia i raccolti dei coltivatori sia i tassi di produzione di latte) che ha obbligato a un crescita di circa il 50% del costo del latte convenuto agli allevatori, packaging (carta e plastica subiscono aumenti progressivi da settimane e settimane), aggiuntive costituenti produttive adoperate nell’iter produttivo dei latticini.

Incremento delle spese energetiche

A destare le maggiori preoccupazioni è però l’incredibile boom dei prezzi energetici che di recente son cresciuti al punto che si è reso complesso il loro trasferimento sul mercato, in una parentesi decisamente ostica per i cittadini italiani.

Sebbene Granarolo e Lactalis abbiano tenuto botta in maniera autonoma a un’inflazione che oscillante tra il 25% e il 30%, a partire da marzo il costo del latte per il fruitore è maturato arrivando a 1,75/1,80 euro al litro (indicazione Nielsen). Ma la lancetta potrebbe non fermarsi ancora.

Non è pensabile, a detta dei portavoce delle due aziende, che un prodotto per eccellenza della dieta italiana stia patendo una penalizzazione così intensa da restringerne la fattibilità di consumo.

Interessante quanto afferma il Presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari:

Per quanto concerne le sole energie, se non avviene un’inversione di rotta, si tratta di una inflazione del 200% nel 2022 rispetto al 2021 e un rischio di oltre il 100% nel 2023 rispetto al 2022

Qualcosa di intollerabile insomma anche per una società di assoluto successo. E se si arrivasse a coinvolgere il mercato le prime vittime sarebbero proprio i consumatori e a seguire, con la caduta dei consumi, l’intera filiera.

Per il momento a mettere le cosiddette pezze sulla crisi energetica e i suoi relativi rincari, sono state le aziende con coperture predisposte per il caso.

Come sostiene Giovanni Pomella, ad di Lactalis in Italia, si parla di un +220% di investimento segnalato per quest’anno rispetto al precedente, e una previsione di un +90% per il prossimo rispetto al corrente.

Le aziende sono sfinite, gli sforzi portati avanti vanno già ben oltre qualsiasi aspettativa. Ora spetta al mondo della politica intervenire con decisione e senso di responsabilità per il bene delle imprese, della filiera e dei consumatori.

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