La tassa occulta di 100 euro che grava sui redditi dei cittadini: cercano di compensarla con i bonus?

La politica dei bonus è diventato un sistema che trasferisce a breve termine i problemi economici sui bilanci pubblici.

Per proteggere i redditi reali sempre più bassi il Governo ridistribuisce il debito su tutti i cittadini trasferendolo sulla capacità di spesa futura.

economia e bonus

La manovra diventata un’abitudine in questi anni non sembra considerare la radice della contrazione dell’economia. Nei prossimi sei mesi assisteremo inoltre agli effetti della graduale eliminazione del petrolio russo. In Italia la guerra commerciale rischia di trasformarsi in una battaglia sociale in cui i cittadini diventano sempre più dipendenti dagli emolumenti dello Stato.

L’ultima misura varata dal governo è un fondo di 10 milioni messo a disposizione per il cosiddetto bonus psicologo. È l’ennesima elargizione a favore di questa o quella categoria. I sussidi cercano ingenuamente di sopperire a una crisi dei consumi e una crescente sfiducia dei consumatori e dei lavoratori.

Il governo cerca di compensare con i bonus riduzione del potere d’acquisto e stipendi

Entrambe vedono ridotti in questi mesi potere d’acquisto e stipendi a causa di un’inflazione andata fuori controllo che non sembra aver raggiunto il suo apice. In questi giorni è evidente che anche i mercati stanno ricalibrando l’aspettativa verso una politica monetaria più restrittiva, con i titoli growth che vedono la maggior parte dei ribassi. Nel frattempo, l’impennata dei titoli energetici e delle materie prime sta mascherando parte della debolezza degli indici.

L’amministratore delegato di BlackRock fa quasi eco al sentiment del CEO di JPMorgan Jamie Dimon, che ha avvertito di un “uragano” all’orizzonte per i mercati. Wall Street si trova di fronte a una serie di scenari che rendono l’economia particolarmente incerta, finendo per creare un prezzo in range e prestazioni poco brillanti anche nel 2023.

Per quanto riguarda l’inflazione a maggio è arrivata in Italia al 6,9%. È il dato più alto dal 1986. Gli stipendi invece nel primo trimestre, sono cresciuti di appena lo 0,8%. Questo significa che la capacità di spesa delle famiglie si sta riducendo al ritmo medio di circa il 6% all’anno.

Costo della vita è in costante aumento e i salari in diminuzione

Mentre il costo della vita è in costante aumento, gli stipendi degli italiani non solo non seguono l’incremento dell’inflazione ma addirittura scendono, complice la stagnazione di Pil e produttività il nostro è l’unico paese europeo in cui i salari nel decennio chiuso al 2020 sono scesi. Il confronto con la Spagna, penultima in classifica è desolante; un calo del 2,9% contro il +6,2% spagnolo.

Tra le grandi economie europee, la Germania segna aumenti del 33% e la Francia del 31%. Anche Grecia e Portogallo fanno meglio di noi con stipendi aumentati rispettivamente del 30 e del 13%. Secondo i dati Eurostat riferiti al 2021 la retribuzione annua netta media di un dipendente single a tempo pieno senza carichi familiari è di 22.339 euro. Ciò significa un’imposta occulta maggiore di 100 euro al mese, circa 1350 all’anno.

La generosità del Governo è un palliativo per evitare che la crisi arrivi a diventare un ostacolo all’azione di Draghi. Fino a ora nonostante un calo dei redditi reali negli ultimi 30 anni, si era ha goduto di una certa stabilità dei prezzi. Adesso, i costi crescenti per le famiglie stanno venendo illusoriamente risolte, spostando l’indebitamento ai governi successivi.

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