La situazione della guerra commerciale si sta inasprendo; Gazprom ha messo fine dell’uso del gasdotto chiave per l’Europa che passa dalla Polonia e la guerra ha ridotto il gas passante per l’Ucraina.
Dal 12 maggio il flusso di gas russo attraverso l’Ucraina è diminuito di circa il 40% in due giorni. La guerra dai campi di battaglia si sposta dunque all’energia e rischia di coinvolgere direttamente l’Unione europea.
Da diversi giorni l’Ucraina afferma di non poter far passare il gas attraverso la stazione nei pressi di Sokhranivka, a causa della presenza delle forze armate di Mosca. Questo ha provocato un calo delle forniture; l’operatore russo afferma di non poter aumentare i volumi su un altro gasdotto.
Al momento i flussi di gas dalla Russia verso l’Italia continuano senza interruzioni ma l’incertezza di possibili implicazioni per gli approvvigionamenti hanno innescato una significativa crescita dei prezzi del gas e del petrolio. I Paesi europei non stanno anticipando lo stoccaggio della materia prima per l’inverno; viste le oscillazioni dei prezzi del gas il rischio ora è quello di comprarlo a un prezzo eccessivo.
La Russia chiude il rubinetto del gas. Lo scenario complica sul fronte energetico
Si complica sul fronte energetico lo scenario; già lo scorso 26 aprile Mosca aveva bloccato l’export a Polonia e Bulgaria perché contrarie al pagamento del metano in rubli. E dopo la decisione della Finlandia di aderire alla Nato si paventa anche uno stop delle forniture a Helsinki. Per voce dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi la “priorità è arrivare al massimo della capacità di stoccaggio per mantenere prezzi adeguati per l’industria e la popolazione il prossimo inverno”.
Il Governo insieme a Eni lavora quindi per sostituire il gas russo con quello degli approvvigionamenti della multinazionale italiana. La società investe in Africa da più di 70 anni e rappresenta il più grande produttore africano. L’Italia ha due pipeline con Algeria e Libia e riserve in Egitto, Nigeria, Angola, Congo e Mozambico.
Gazprom interromperà l’invio di gas naturale attraverso la Polonia
In risposta alle sanzioni occidentali imposte contro la Russia Gazprom interromperà l’invio di gas naturale attraverso la sezione polacca del gasdotto Yamal-Europa, gasdotto chiave che trasporta circa 33 miliardi di metri cubi di gas, ovvero un sesto delle esportazioni russe all’Europa.
Altre aziende non sanzionate potrebbero subentrare nei contratti a quelle interdette, il che probabilmente comporterebbe l’accordo di nuovi termini con Gazprom. Potenzialmente e a nuove condizioni, la Russia potrebbe spedire il gas direttamente in Germania con il Nord Stream attraverso il Mar Baltico. L’UE corre un grosso rischio; nonostante da marzo i Paesi membri abbiano respinto più volte la soluzione e il ricatto del pagamento in rubli delle forniture energetiche, oggi da parte di alcuni paesi come l’Italia emergono chiari segnali di una rottura.
Secondo alcuni osservatori a Bruxelles le aziende europee si stanno preparando a pagare il gas in rubli nel mese di maggio. Proprio questo mese, infatti, ci sarà la prima scadenza dei versamenti da quando il Cremlino ha introdotto il decreto. Pagando in rubli si avvantaggerebbe la Banca centrale russa sotto le sanzioni europee.
Il peso sulla bolletta degli aumenti non tarderà a farsi sentire
L’indice di riferimento del prezzo spot dei future ad Amsterdam si muovono attorno ai 104 euro al MWh. La prossima settimana la Commissione europea renderà pubblico il piano RePowerEu; l’obiettivo è quello di creare una sinergia tra l’indipendenza e la sicurezza energetica con la transizione ecologica. Per il momento sembra che il peso sulla bolletta e prima sui conti pubblici italiani non tarderà a farsi sentire. Al momento l’aumento si aggira intorno del 9%. In previsione di ciò era già stato prorogato anche al terzo trimestre del 2022, per i mesi di luglio, agosto e settembre, il bonus luce e gas.
L’introduzione di un tetto al prezzo del gas sarà avviata solo in seguito a una interruzione improvvisa, su larga scala o totale, delle forniture. Secondo la Commissione europea i prezzi dell’energia rimarranno elevati per il resto del 2022 e probabilmente in misura minore fino al 2025.