Quello delle pensioni è un tema più bollente che caldo! Dopo i primi promettenti step verso la riforma complessiva del sistema ora tutto sembra essersi fermato. Cerchiamo di capire come stanno veramente le cose…
Una riforma fondamentale che si fa attendere e lascia i tanti italiani direttamente interessati con il fiato sospeso. Stiamo parlando della tanto attesa riforma delle pensioni che non vede ancora la luce.
Dopo aver iniziato il consueto dialogo tra Governo Draghi e sindacati ora tutto sembra essersi fermato. La colpa, è stato da più parti detto, è della crisi Ucraina che sta assorbendo tutte le energie del Governo e del Parlamento. Ma stanno davvero così le cose? Analizziamo la situazione…
Il premier Draghi ha fatto capire, nemmeno tanto velatamente, che la sua idea è quella di rimettere sotto controllo i conti pubblici sostanzialmente eliminando, o riducendo ai minimi termini, le cosiddette le uscite anticipate e quindi probabilmente sta “approfittando” della guerra in Ucraina per prendere tempo. Ma perché? Cerchiamo di capire che effetti avrebbe uno stop prolungato del dialogo sulla riforma pensionistica.
Senza una reale riforma pensioni, le uscite anticipate attuali in deroga (vale a dire Quota 102, Opzione Donna, Ape Sociale) decadrebbero entro fine 2022. Quindi ci sarebbe esclusivamente la possibilità di iniziare il “buen ritiro” al compimento dei 67 anni di età o con una anzianità di contributi di 41-42 anni e dieci mesi.
Ora questo in soldoni significa che siamo entrati in una sorta di “cul de sac”. Se da un lato è impossibile pensare che non ci possano essere deroghe alle condizioni di cui sopra, soprattutto per alcune tipologie di lavoro. D’altro canto tutti i partiti sanno che varare una riforma strutturale delle pensioni adesso significherebbe scontentare una parte degli elettori. E quindi nessun vuole rimanere con il proverbiale “cerino in mano” proprio alla vigilia delle elezioni politiche del 2023.
Per questi motivi la maggior parte dei politologi ritiene che si vada verso una sorta di un nulla di fatto (o poco più) rinviando la desiderata ma come detto al tempo stesso temuta riforma delle pensioni alla prossima legislatura.
Non bisognerebbe quindi meravigliarsi se Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 102 venissero prorogati di almeno un altro anno.
Bisogna poi fare delle considerazioni puramente economiche. Il terribile conflitto Russia – Ucraina e i conseguenti costi in termini di prezzi delle materie prime spingono alla cautela sulla uscite anticipate. Strettamente collegati a questa situazioni sono i dati dell’inflazione che a questi livelli non si vedeva da oltre trenta anni. Questo significa che le pensioni nel 2022 saranno rivalutate per cui bisognerà raschiare il classico fondo del barile per trovare i soldi per pagare questi aumenti.
E infine, terzo elemento da non sottovalutare assolutamente, il presidente del Consiglio ha sottolineato più volte che non vuole ulteriori scostamenti di bilancio solo per favorire le rendite finanziarie.
In questo quadro la domanda nasce spontanea: è praticamente impossibile che vengano accolte le richieste dei sindacati di mancare la maggior parte dei lavoratori in pensione a 62 anni.
A questo punto tiriamo le somme: il governo, come ha fatto nel 2021, molto difficilmente metterà mano alla riforma delle pensioni quest’anno. Probabilmente si limiterà solo a prorogare le deroghe già esistenti nel settore inserendo qualche piccolo ritocco.
Nello specifico si farà leva sulla lista dei mestieri usuranti consentendo a un numero maggiore di categorie di lavoratori di avere accesso all’anticipo pensionistico all’età di 63 anni di età se si saranno versati almeno 36 anni di contributi.
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