L’indiscrezione era cominciata a circolare qualche giorno fa, ora arrivano le prime conferme. La Fed verso nuovi tagli ai tassi d’interesse.
A influenzare le prossime mosse della Federal Reserve sarrano senza dubbio i prossimi due report sull’occupazione, o almeno questa è la teoria di Goldman Sachs, diffusa in una recente ricerca sulla questione. Un taglio ai tassi d’interesse – di cinquanta punti base – è già stato annunciato e a novembre potrebbe arrivarne un altro, o da venticinque bp o (di nuovo) da cinquanta. Insomma, non resta altro da fare che attendere la fine del periodo di blackout, secondo gli analisti, per capire verso quale direzione ci si muoverà.
Nel frattempo una grossa fetta dei partecipanti al del Federal Open Market Committee – dodici su diciannove – nutrono forti dubbi sulle previsioni al rialzo, un segnale non troppo incoraggiante. Ciononostante una lunga serie di tagli consecutivi sembra possa essere lo scenario più realistico, sempre secondo Goldman Sachs, ipotizzando interventi più frequenti da novembre 2024 fino a giugno 2025. I trader quindi possono tirare un sospiro di sollievo, soprattutto considerando le stime sul valore del tasso terminale.
Tagli ai tassi d’interesse, la Fed pronta a intervenire da novembre a giugno
“È la mossa giusta, pochi dubbi a riguardo. Soprattutto alla luce delle buone notizie sull’inflazione e sul rischio di un ulteriore indebolimento del mercato del lavoro”, è così che gli analisti e gli osservatori hanno commentato il primo taglio da parte della Fed ai tassi d’interesse di cinquanta punti base. Una decisione, quella della Federal Reserve, che si spera possa condizionare l’andamento futuro, con Goldman Sachs che ipotizza ulteriori tagli a partire da novembre prossimo per arrivare a giugno 2025. Allora, secondo le stime, il valore del tasso terminale raggiungerà il 3,25 o il 3,5%.
Per quanto riguarda il prossimo mese, comunque, rimangono dubbi sull’entità dei tagli. “Sarà una decisione ardua e complicata. La Fed dovrà infatti scegliere tra un taglio di venticinque punti base e uno di cinquanta”, sottolineano sempre da Goldman Sachs nella ricerca portata avanti di recente per approfondire la questione.
Comunque pare che si possa proseguire sullo stesso solco tracciato ultimamente, considerando lo shift dell’interesse dai rischi derivanti dall’inflazione a quelli occupazionali, sempre più segnali indicano un peggioramento dei dati provenienti dal mercato del lavoro.