L’imposizione dei dazi da parte di Trump sui prodotti esportati potrebbe comportare la mancata riduzione dei tassi da parte della FED.
La FED (Federal Reserve, la banca centrale statunitense) non ha riservato colpi di scena e, dopo la riunione dello scorso 19 marzo, ha deciso di non effettuare tagli ai tassi di interesse. I federal funds, dunque, rimangono tassati del 4,25%-4,50%.
Nell’ultimo anno, la FED si è mostrata molto cauta e, dal mese di settembre 2024, la riduzione dei tassi è stata solo di un punto percentuale. Nonostante le correzioni, i livelli sono superiori dell’1,7% rispetto a quelli registrati prima della pandemia. Di conseguenza, la maggior parte degli analisti americani ritiene che prossimamente la banca centrale provvederà a un nuovo taglio dei tassi, al fine di sostenere la crescita dell’economia.
La manovra finanziaria, tuttavia, potrebbe essere ostacolata dalla politica monetaria di Donald Trump e da un eventuale incremento dell’inflazione derivante dall’imposizione dei dazi al 25%.
L’ombra della recessione continua a minacciare gli Stati Uniti d’America. Se il pericolo non dovesse rientrare, è difficile pensare ai futuri tagli dei tassi da parte della FED, previsto per la fine del 2025 e il 2026. Il Presidente della banca centrale statunitense, Jerome Powell, ha sottolineato come molti membri sarebbero contrari alle modifiche proprio a causa delle incertezze economiche.
Se davvero verranno inaspriti i dazi, la FED potrebbe essere costretta a rivedere i propri piani per il prossimo biennio. Powell ha aggiunto che le stime sull’inflazione attesa per il quarto trimestre del 2025 segnalano un rialzo del 2,8% e uno del 2,5% su base annua. Anche le prospettive sul PIL non sono incoraggianti, visto che le aspettative di crescita sono scese dal 2,1% all’1,7%.
Allo stesso tempo, il Presidente della banca centrale statunitense ha chiarito che è ancora troppo presto per valutare le conseguenze dell’inflazione sui tassi di interesse, perché i rincari potrebbero avere vita più duratura. Non si può ancora, tra l’altro, calcolare il possibile legame tra una riduzione dei tassi di 2 punti percentuale e le aspettative inflazionistiche.
Anche se i principali titoli di borsa europei e statunitensi stanno soffrendo la minaccia dei dazi, per alcuni analisti la situazione potrebbe, alla fine, rivelarsi meno drammatica di quanto sembri. Occorrerà attendere il prossimo 2 aprile per avere un quadro completo della situazione, ma, sulla base dei dati attuali, il livello di inflazione dovrebbe rivelarsi inferiore rispetto a quello previsto dalla FED. In conclusione, è probabile che i preannunciati tre tagli dei tassi degli interessi nel 2025 ci saranno.
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