La Russia ieri ha lanciato la prima offensiva della guerra commerciale contro l’Unione europea con l’interruzione per Polonia e la Bulgaria a partire delle forniture di Gas.
Gazprom ha infatti annunciato ai due Paesi che a partire dalla giornata del 27 aprile avrebbe sospeso le forniture dato il mancato pagamento delle forniture in rubli.
Così come previsto dall’ultimo decreto di Putin sulle esportazioni di energia si concretizza una nuova fase della guerra commerciale tra Russia e occidente. Stati Uniti e soprattutto Unione europea impegnati nel sostegno dello sforzo bellico ucraino sono i bersagli indiretti delle ritorsioni commerciali.
La Polonia è uno dei paesi europei in prima linea per la difesa dell’Ucraina. Il più grande fornitore di gas in Polonia, PGNiG, ha annunciato di essere stato informato da Gazprom dell’interruzione a partire da oggi. Su iniziativa degli Stati Uniti, ieri si è tenuta una riunione dei paesi alleati nella base militare di Ramstein per accelerare la consegna di armi pesanti a Kiev.
Dopo molte esitazioni anche il governo tedesco di Olaf Scholz ha annunciato che consegnerà carri armati presentendo un pericolo sulle forniture imminente. Una parte del gas russo transita sul territorio polacco. Il taglio del gas a Polonia e Bulgaria fa temere che altri in Europa saranno presto colpiti dall’interruzione delle forniture. La Germania per voce del ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, ha affermato di avere quasi completato il suo piano per l’indipendenza energetica dal petrolio russo.
Gazprom ha informato anche la Bulgaria dell’interruzione delle forniture come ha reso noto il ministro dell’Energia di Sofia. La Bulgaria che dipende per il 90% dalla Russia, ha dichiarato che dato il trattamento irrispettoso non rinnoverà in futuro alcun contratto con Gazprom.
I governi dei due Paesi, entrambi membri della Nato, affermano di essersi preparati in anticipo e di essere in grado oggi di affrontare l’evento senza particolari ripercussioni. Il ministro polacco Naimsky ha sottolineato che il suo Paese si stava preparando a rinunciare al gas russo già da sei anni. Varsavia da tempo ha diversificato le forniture grazie ai rigassificatori per il Gnl americano e a due nuovi gasdotti che dovrebbero essere presto avviati in Norvegia e in Slovacchia. Per questo non ci saranno difficoltà a rifornire i consumatori polacchi.
La Commissione europea aveva ribadito a fine marzo il no, alla richiesta della Russia di farsi pagare in rubli le forniture di gas naturale. I contratti, nella maggior parte dei casi sono stati stipulati con l’esplicita previsione che i pagamenti fossero eseguiti in euro o in dollari.
La decisione di Gazprom arriva quindi come una vera e propria ritorsione fuori dalle regole contrattuali della società che ora minaccia di praticare le stesse condizioni sugli altri paesi europei. Tra i Paesi considerati ostili da mosca c’è naturalmente anche l’Italia che insieme all’Unione europea ha iniziato a correre ai ripari. Il primo passo è rappresentato da un accordo tra le nazioni all’applicazione di un tetto ai prezzi del gas. I primi ad applicare la nuova convenzione saranno a Spagna e Portogallo.
Il limite al prezzo sarà stabilito con tetto iniziale a 40 euro e un prezzo di riferimento di 50 euro per megawattora per i prossimi dodici mesi. L’Italia dovrebbe quindi avvantaggiarsi di misure analoghe, chieste anche dal ministro degli Esteri Di Maio, a tutela di famiglie e aziende. Al momento quindi i consumatori sembrano protetti dall’aumento dei costi energetici. Rimane l’incognita del peso che questo avrà sulle risorse europee e sulla spesa pubblica.
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