I prezzi di benzina e diesel, oltre che del gas, hanno continuato a salire fino a questi giorni, ma adesso si osserva una lieve inversione di tendenza. Ecco cosa può accadere ai prezzi dell’energia.
La Germania contraria all’embargo dell’Unione europea sulle importazioni di petrolio russo continua a opporsi anche ai pagamenti in rubli e pone una tregua momentanea al sentiment rialzista.
Come risaputo nel tentativo di arginare gli effetti delle sanzioni, il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato di interrompere le forniture di gas a meno che gli acquirenti stranieri non paghino in rubli. Se nelle scorse settimane questo ha contribuito al progressivo aumento dei prezzi di gas e carburante, in questi giorni le medie nazionali sono in calo.
Secondo il sito Staffetta Quotidiana, i prezzi si aggirano oggi intorno a 1,77 euro al litro per la modalità self e 1,9 euro al litro per il servito. Il prezzo del diesel si trova intorno a quota 1,763 euro al litro. In lieve calo anche il metano con un prezzo di 2,211 euro al litro. Il prezzo medio del Gpl è di 0,841 euro al litro nella modalità self service, mentre il Gnl è a 2,769 euro al litro, arrivando 2,801 nella modalità servito.
Oltre i prezzi al dettaglio anche le quotazioni del Brent risultano in calo da circa un mese con il minimo raggiunto 11 aprile intorno ai 99,5 dollari al barile. Oggi le quotazioni risalite fino ai 107 dollari scontano una parte delle prese di profitto delle posizioni ribassiste. Ciò significa che il mercato riconosce come sovraprezzata la materia prima con maggiori probabilità che i 120 dollari siano la soglia di prezzo massima accettabile nel contesto attuale. Influisce sul prezzo del brent anche il ponte pasquale in vista del quale molti investitori alleggeriscono il proprio portafoglio dalle posizioni speculative.
Un’importante chiave di lettura circa la possibilità di un prossimo ribasso del prezzo del petrolio è l’effetto del fallimento dei colloqui di pace con l’Ucraina. Per voce di Putin questi avrebbero raggiunto un punto morto, alimentando i timori per una nuova carenza negli approvvigionamenti.
Dalla Cina le importazioni di petrolio a marzo sono diminuite del 14% rispetto all’anno precedente a 42,71 milioni di tonnellate, equivalenti a 10,06 milioni di barili al giorno. Sulla scia dei lockdown asiatici l’Opec ha tagliato le prospettive della domanda di petrolio per il 2022. Nel dettaglio le stime dei paesi produttori sulla domanda sono pari a 3,67 milioni di barili al giorno quest’anno, una diminuzione di 480.000 bpd rispetto alla precedente previsione. Negli Stati Uniti la scorsa settimana le scorte di greggio sono aumentate di 7,8 milioni di barili.
La Russia può aumentare il consumo di petrolio, gas e carbone sul mercato interno e aumentare l’offerta di risorse energetiche ad altre regioni del mondo, dove sono realmente necessarie. Anche se restrizioni contro il gas russo rimangono improbabili nel breve termine, tutti gli fanno pensare anche che la guerra in Ucraina Russia non finirà presto.
L’Europa continuerà a sviluppare il suo piano per un’alternativa alle importazioni di gas e petrolio dalla Russia. A questo proposito secondo Eurasia Group, società di consulenza sul rischio politico aumentano dal 45 al 60% le probabilità di un accordo dei paesi europei sull’embargo petrolifero dell’Ue entro il 1° luglio. Il pacchetto, che verrà probabilmente concordato entro fine giugno, dovrebbe implicare una graduale eliminazione della maggior parte delle importazioni di greggio dalla Russia entro la fine dell’anno.
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