Un investimento che fa brillare gli occhi, un tasso che sembra uscito da un altro mondo, ma con un dettaglio che potrebbe far vacillare anche i più temerari. Una storia reale, un caso pratico che potrebbe benissimo essere il tuo.
E se ti dicessi che un investimento così esiste davvero? Una banca internazionale solida, un rendimento allettante, e un cliente curioso. Ma c’è sempre un “ma”. Vale la pena rischiare? Forse sì. O forse no.

Quando Roberto è entrato nella filiale della sua banca, il sole era ancora basso all’orizzonte. Lo avevano svegliato i pensieri: quei risparmi fermi da troppo tempo, quel desiderio di farli fruttare davvero. Aveva letto qualcosa su internet, un prodotto finanziario con rendimenti altissimi, qualcosa che parlava di obbligazioni in lira turca, emesse da un ente affidabile, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.
Con uno sguardo sicuro, ha mostrato al suo consulente il nome: Ebrd Fx 30% Jan27 Try. Il consulente ha alzato le sopracciglia, si è accomodato e ha iniziato a fare due conti. “Rendimento lordo del 40,71%, netto del 36,62%… e il titolo scade tra meno di due anni”. Era un numero che faceva girare la testa. Ma era tutto vero. A quel punto, Roberto ha tirato fuori la domanda che aveva già in testa: “Ma quanto diventano centomila euro, al netto, se tutto va bene?”.
Quanto rende davvero questa obbligazione turca?
Con il cambio EUR/TRY a 41, Roberto convertirebbe i suoi 100.000 euro in 4.100.000 TRY. Considerando che l’obbligazione ha un prezzo di riferimento di 86,91, potrebbe acquistare circa 47.162 unità nominali del titolo.

Il titolo paga un interesse fisso del 30% annuo in TRY. Su quelle 47.162 unità, la cedola annuale è di circa 14.148 TRY. In meno di due anni, Roberto incasserebbe circa 26.881 TRY in cedole.
Alla scadenza, ogni unità viene rimborsata a 100, quindi Roberto incasserebbe 4.716.200 TRY come capitale. Sommando cedole e rimborso, il totale sarebbe di 4.743.081 TRY.
Convertiti al tasso di cambio attuale (41), questo equivale a circa 115.438 euro netti. Un guadagno interessante rispetto ai 100.000 euro iniziali, ma molto più contenuto rispetto a quel 36% netto promesso sulla carta. Perché? Perché quel rendimento è calcolato in TRY. La realtà, per un investitore europeo, è molto più complessa.
Fidarsi è bene, ma il cambio non perdona
Ecco il nodo cruciale di ogni obbligazione in valuta estera: il rischio di cambio. Anche se l’emittente è affidabile, come nel caso della BERS, la vera incognita è quanto varranno quelle lire turche nel 2027. Negli ultimi anni, la TRY ha subito una svalutazione costante contro l’euro, e se questa tendenza continua, il guadagno di Roberto potrebbe ridursi, anche sensibilmente.
Il suo consulente gli ha mostrato uno scenario alternativo: se la lira turca perdesse il 20% all’anno per i prossimi due anni, i suoi 4.743.081 TRY a scadenza varrebbero, in euro, molto meno dei 115.438 euro calcolati oggi. Anzi, c’è il rischio concreto che il capitale investito venga eroso, nonostante gli interessi altissimi.
Esistono strumenti per coprirsi da questo rischio, certo. Ma hanno un costo. E non tutti sono accessibili ai piccoli risparmiatori. Così Roberto si ritrova davanti a un bivio: puntare su un rendimento potenzialmente eccezionale e accettare la variabile del cambio, oppure restare su strumenti più stabili, ma meno redditizi.
Alla fine, la vera domanda non è quanto puoi guadagnare, ma quanto sei disposto a rischiare per farlo.