In certi contesti, la banca è tenuta a risarcire coloro che hanno un conto corrente cointestato. Quali sono i casi
Quando apriamo un conto in banca, possiamo decidere di aprire un conto che sia solo a nostro nome, oppure aprirlo con il marito, il compagno, dei soci, in base alla situazione che si presenta.
Nel momento in cui si apre un conto corrente cointestato, bisogna sapere anche che, come ci sono vantaggi, ci sono rischi di cui essere al corrente. D’altronde, è importante fare una scelta consapevole, sempre.
Ad esempio, uno dei cointestatari potrebbe decidere di prelevare una somma più elevata rispetto alla quota che gli spetta oppure portarsi via anche tutti i soldi. L’altro cointestatario, potrebbe provare a fare causa al responsabile, ma se fugge e non si fa trovare o risulta nullatenente, non si potrà fare nulla per recuperare la somma.
In caso di debiti contratti da uno di coloro che ha un conto cointestato, secondo la Cassazione (sentenza 2023, n. 10024), «la banca può, a meno che le parti non abbiano diversamente disposto, operare la compensazione del credito vantato nei confronti di uno dei cointestatari, non regolato nel conto corrente cointestato, purché in misura superiore alla quota del saldo di spettanza di quest’ultimo».
Ma ci sono anche casi, in cui la banca si è trovata a dover risarcire uno dei possessori di un conto cointestato.
Conto corrente cointestato, perché una banca ha dovuto risarcire una cliente
Una donna, che era titolare di un conto cointestato, ha fatto causa a una banca, chiedendo di svolgere un accertamento per l’assenza di presupposti per l’esecuzione di una compensazione, effettuata dal suddetto istituto di credito.
La donna chiedeva che la banca fosse condannata a restituire cifre illecitamente prese dal conto che ammontavano a euro 279.767,95, oltre interessi di mora. La correntista aveva chiesto che si appurasse la non debenza della somma da parte sua, e che fosse verificata l’indebita percezione delle cifre a lei tolte. Naturalmente, voleva che le cifre le fossero restituite.
Tutto ciò, tenendo in considerazione il contegno di udienza della controparte che aveva obiettato, in quanto motivo per cui aveva proceduto, l’assenza di mediazione, per poi dire che non vi erano i presupposti.
In sostanza, il Tribunale ha deciso di accogliere la richiesta della donna e di condannare la banca a pagarle la somma chiesta, per indebita compensazione.