Gli effetti negativi del Covid 19 si avvertono anche sul bilancio delle più importanti società calcistiche del mondo. Quali sono le prospettive future per le azioni Juventus?
Nella giornata di giovedì 25 febbraio, il Consiglio di Amministrazione di Juventus Football Club S.p.a. si è riunito per approvare la Relazione finanziaria semestrale al 31 dicembre 2020. Bisogna considerare che, per una società sportiva, l’esercizio sociale comincia l’1 luglio e finisce il 30 giugno, rispettando le tempistiche di una normale stagione calcistica. Per questa ragione, il semestre si completa nel mese di dicembre.
La Juventus ha chiuso il primo semestre con una ingente perdita pari a 113,7 milioni di euro, a fronte di un risultato negativo di 50,3 milioni nell’esercizio precedente.
La causa dell’incremento della perdita è rappresentata dalla pandemia di Covid-19 e dalle conseguenti restrizioni imposte dal governo sulla presenza del pubblico negli stadi, che hanno determinato un forte impatto negativo sui ricavi, che sono diminuiti di un importo complessivamente pari a 64 milioni di euro (-19,9%).
Questa flessione va suddivisa tra i minori proventi derivanti dalla gestione dei diritti dei calciatori (-55 milioni) e la riduzione dei ricavi da gara e vendite di prodotti (-39 milioni).
Hanno, soltanto in parte, reso meno pesante la situazione dei ricavi l‘incremento dei proventi per diritti radiotelevisivi (+27 milioni), grazie al maggior numero di partite disputate nel semestre, e la crescita del segmento e-commerce (+60%) che ha permesso alla società calcistica torinese di compensare le minori vendite dei negozi fisici.
Notizie positive, invece, dal punto di vista dell’indebitamento finanziario netto che, dai 385 milioni registrati lo scorso giugno, scende a 358 milioni circa grazie agli incassi derivanti dalle cessioni che il club ha completato nella sessione estiva di calciomercato.
La società ha dichiarato che, fermo restando la difficoltà nel formulare previsioni attendibili a causa del contesto socio-economico caratterizzato da grande incertezza, molto probabilmente l’esercizio 2020/2021 si concluderà in perdita. Si ritiene, infatti, che la chiusura al pubblico degli stadi continuerà fino a fine stagione, non consentendo una ripresa dei proventi derivanti da gare e vendita di prodotti.
Il club annuncia inoltre, che potrebbe, nelle prossime sessioni di calciomercato, far ricorso ad alcune cessioni per ridare sollievo ai conti in rosso.
In conseguenza di quanto emerso dalla Relazione finanziaria, il titolo azionario ha registrato una perdita giornaliera dell’1,78%, chiudendo la seduta a quota 0,8160 euro per azione. Nella seduta precedente,invece, era stato registrato un prezzo di chiusura pari a 0,8308.
Attualmente il titolo Juventus è in un trend ribassista di lungo periodo cominciato nell’aprile del 2019, in conseguenza dell’inaspettata eliminazione dalla Champions League ad opera dell’Ajax. A partire dal novembre del 2020, dopo i minimi toccati in area 0,7160, le quotazioni hanno dato vita ad un rimbalzo che per due volte si è interrotto nei pressi della resistenza in area 0,8530.
Osservando il grafico dei prezzi su timeframe giornaliero, possiamo notare come, questa stessa area, in precedenza aveva funzionato da supporto, respingendo il ribasso dei prezzi osservato nell’agosto del 2020. Ciò significa che questa zona di prezzo intorno a 0,8530 rappresenta un’area molto importante, la cui significativa rottura rialzista sarebbe indicativa di una certa forza dei compratori e, dunque, di un probabile nuovo movimento rialzista delle quotazioni.
D’altro canto, però, se questo sentiment negativo dovesse prevalere bisognerebbe tenere sotto controllo il comportamento del prezzo in area 0,7620 e, successivamente, nei pressi del minimo collocato intorno al livello 0,7160. Il deciso breakdown (rottura ribassista) di queste due aree, soprattutto della seconda, potrebbe essere interpretato come un segnale di debolezza ed innescare una nuova spinta ribassista.
Perciò, se in questo momento si è posizionati long (al rialzo), si potrebbe prendere in considerazione una delle due aree sopra citate come livello in prossimità del quale impostare il proprio stop loss, per essere certi di uscire da una posizione in perdita senza danneggiare troppo il proprio capitale.
E’ interessante infine notare come l’RSI (Relative Strenght Index), impostato a 5 periodi, abbia intercettato con ottimo timing gran parte degli swing (cambi di direzione) effettuati dal prezzo, soprattutto in prossimità dei livelli indicati. Ciò è un esempio di come i due strumenti, rappresentati dall’oscillatore RSI e dall’analisi dei livelli di supporto/resistenza, possano essere utilizzati in modo complementare per cercare di comprendere la probabile direzione futura delle quotazioni.
E’ bene, comunque, non dimenticare mai che l’indicatore infallibile o la metodologia di analisi perfetta quando si opera sui mercati finanziari non esistono e che il rischio di perdita c’è sempre ed è, dunque, necessario comportarsi di conseguenza nel dimensionare correttamente il proprio investimento e la quantità di capitale messa a rischio in ogni operazione.
Nota: questo articolo ha finalità puramente informative e didattiche, non deve essere inteso come consiglio operativo di investimento. L’attività speculativa comporta notevoli rischi e chiunque la svolga se ne assume piena responsabilità. Pertanto, gli autori declinano ogni responsabilità circa danni derivanti da decisioni di investimento prese dal lettore.
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