Mercoledì scorso il presidente USA Joe Biden ha revocato gli ordini esecutivi che cercavano di imporre il divieto di utilizzare i social media TikTok e WeChat nel paese.
Un altro pezzo dell’eredità lasciata agli Stati Uniti dall’amministrazione Trump è stata smantellata da Joe Biden, cancellando i tentativi di vietare alcune note applicazioni di origine cinese, tacciate di violazione della privacy e raccolta di dati degli utenti, tali da causare problemi per la sicurezza nazionale.
Nonostante l’impossibilità materiale di impedire il download e l’utilizzo delle applicazioni sul territorio degli Stati Uniti, data l’assenza di giustificazioni oggettive a dimostrazione delle accuse e delle preoccupazioni dell’amministrazione Trump, che ne avevano comunque decretato il divieto, Joe Biden ha incaricato il segretario del commercio di approfondire eventuali collegamenti tra gli algoritmi e il funzionamento di applicazioni come TikTok, WeChat e Alipay e i governi stranieri, al fine di accertare che esse non rappresentino un effettivo pericolo per la sicurezza nazionale.
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Fino a ora a impedire che l’ordine esecutivo trovasse effettivamente applicazione si era imposto lo stesso sistema giudiziale degli Stati Uniti, per mezzo della pressione degli influencer sulla piattaforma che avevano fatto ricordo alla tutela della libertà di espressione e del ricorso in sede legale delle aziende coinvolte, che avevano potuto dimostrare l’infondatezza di collegamenti tra le applicazioni cinesi e il governo o le forze armate di Pechino.
Sebbene la notizia non abbia effettivamente destato le reazioni degli investitori, consapevoli da quasi un anno dell’improbabilità dell’iniziativa governativa, bloccata dai giudici federali, la Committee on Foreign Investment, la commissione degli Stati Uniti atta a indagare le relazioni tra le transazioni e gli investimenti, al fine tutelare la sicurezza del Paese, continua a rimanere vigile su ogni tipo di investimento proveniente dalla Cina.
Il pericolo sostanziale è quello che il denaro di alcune multinazionali possa andare a sovvenzione dell’esercito cinese. A questo proposito società quotate come China Mobile, China Telecom e China Unicom Hong Kong, tutte facenti capo a operatori telefonici e accusate di mettere in pericolo la sicurezza nazionale, sono già state escluse dal mercato degli Stati Uniti, ma il divieto di operare ed essere quotate nel mercato USA verrà esteso ad almeno altre 59 società già presenti nei listini.
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Tra le applicazioni più popolari in Occidente, TikTok (scaricata 200 milioni di volte soltanto negli USA), è quella che risulta maggiormente diffusa. ByteDance, la società a cui essa è collegata, nonostante abbia annunciato la possibilità di un IPO negli Stati Uniti e abbia stimato il valore di TikTok a 60 miliardi di dollari, non è attualmente quotata in borsa e non è perciò possibile investirvi direttamente, tuttavia essa ha degli stretti legami con alcune grandi aziende americane, che possiedono una quota significativa di questa multinazionale cinese.
Le aziende che possiedono una quota rilevante di TikTok sono oltre a ByteDance con l’80%, Walmart e Oracle che possiedono rispettivamente il 7,5 e il 12,5%.
Walmart è una prestigiosa catena di supermercati negli USA, attualmente la più grande sul mercato americano e anche perciò in diretta competizione con Amazon, che ne sta mettendo in discussione la quota di mercato. Oracle è invece una multinazionale USA impegnata nel settore tecnologico e informatico, che offre servizi di analisi e gestione dei dati. Entrambe queste società sono interessate nel modo in cui gli algoritmi di TikTok possono raccogliere dati ai fini commerciali, al fine di espandere la loro capacità nell’analisi di mercato e orientare gli investimenti nel settore della vendita al dettaglio.
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Il presidente USA non avrebbe potuto revocare l’ordine esecutivo con un tempismo migliore. Joe Biden vuole mostrare agli alleati europei, che incontrerà ufficialmente come presidente degli Stati Uniti tra pochi mesi, la sua capacità di mediare le decisioni politiche con razionalità e prudenza, comprese quelle di Trump, che rappresenta in termini di approccio, l’antitesi della diplomazia.
Mostrando agli alleati in Europa la ragionevolezza del suo stile politico, ha intenzione di riportare gli Stati Uniti a riprendere la guida dell’alleanza atlantica, mitigando i ricordi dell’approccio ostile e isolazionista del suo predecessore. Al contempo la nuova amministrazione USA vuole evitare che la Cina, il cui presidente Xi Jinping ad aprile aveva espresso la speranza di una maggiore capacità decisionale e indipendenza strategica, possa stringere nuovi accordi in Europa, limitando nel continente l’influenza geopolitica degli Stati Uniti.
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Un discorso analogo si può applicare ai rapporti tra la Cina e gli Stati Uniti, tutt’ora piuttosto tesi. Il presidente Biden prendendo due piccioni con una fava, ha da un lato cancellando un ordine esecutivo che era divenuto inapplicabile e rischiava di diventare il simbolo della limitatezza e della goffaggine della Casa Bianca, dall’altro ha mostrando al governo di Pechino, come le decisioni di questa amministrazione non vogliano manifestare in alcun modo un’ostilità nei suoi confronti, ma siano decisioni che esprimono in modo diverso a seconda delle circostanze gli interessi nazionali.
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