Inizia oggi il simposio annuale di Jackson Hole, che fino al 27 agosto può rivelare novità in termini di cambiamenti economici e di politica monetaria. Ecco si preparano i grandi investitori.
I pesi dell’economia globale sono distribuiti tra Usa ed eurozona. Se per i primi sembra poter esserci un miglioramento almeno per quanto riguarda l’inflazione l’incertezza è più acuita verso la seconda.
Nonostante un Pil in calo per due trimestri consecutivi negli Stati Uniti potremmo aver visto il picco dell’inflazione; l’indizio è dato da un mercato immobiliare in calo e un mercato del lavoro che rimane sostenuto. Un effetto che mostra comunque un’economia in grado di sopportare la politica monetaria restrittiva.
Lo scenario è ben diverso in Europa data la crisi energetica, che sta influendo pesantemente anche sulle economie più solide come quella tedesca. Gli ultimi dati del Pil registrano un modesto rialzo; su base trimestrale la variazione è dello 0,1%, rispetto allo scorso anno sale invece del 1,7%.
Germania e Italia sotto la lente; il contesto macroeconomico
Un’economia che sembra rallentare; a rimostranza di ciò la debolezza del cambio mostra le aspettative negative del mercato nei riguardi dell’economia dell’area influendo sulle importazioni e sui tassi di interesse delle obbligazioni.
Secondo Ben Laidler, global markets strategist di eToro, la crisi energetica difficile da gestire a lungo termine trascinerà il continente in recessione entro la fine dell’anno. I prezzi record del gas naturale si accompagnano a un già previsto razionamento a fianco un’inflazione che deve essere rallentata insieme alla crescita economica.
Segnali di ciò sono arrivati dalla rilevazione di agosto degli indici PMI dell’Eurozona. Confermando che la crisi energetica sta pesando sia sul settore manifatturiero che su comparto dei servizi in rallentamento sotto le attese.
I prezzi del gas naturale nell’UE sono ai massimi storici anche se molti paesi hanno già raggiunto almeno 80% delle scorte necessarie per questo inverno. Le pressioni inflazionistiche rendono più difficile la ripresa del settore dei servizi, mentre l’industria manifatturiera ha mostrato ad agosto un altro accumulo record di scorte di prodotti finiti. Dato lo scenario generale anche le aziende sembrano sempre più riluttanti ai nuovi investimenti e all’assunzione di nuovo personale. Ciò significa alimentare nei prossimi mesi una riduzione dei consumi e una spirale negativa nell’economia reale.
Gli hedge fund mettono a segno la più grande scommessa contro i titoli di Stato italiani
Per quanto riguarda l’Italia gli hedge fund hanno messo a segno la più grande scommessa contro i titoli di Stato italiani dai tempi della crisi finanziaria del 2008. È quanto afferma in un suo articolo il Finacial Times; il quotidiano si rifà ai dati di S&P Global Market Intelligence da cui emerge un investimento con aspettative ribassiste del valore complessivo di 39 miliardi di euro.
La speculazione in tal senso fa leva sulla premessa della coincidenza del prezzo crescente del gas naturale e della formazione di un nuovo governo. L’incertezza politica e breve durata dei governi rende il nostro Paese un candidato ideale per guadagnare da un ribasso delle quotazioni dei titoli sovrani. Proprio in questo momento inoltre la BCE avvia il tapering e aumenta i tassi di interesse incidendo così positivamente sull’inflazione ma anche nel più breve termine sulla crescita economica.