Le criptovalute in Italia: come vengono percepite, chi investe e perché lo fa, tutti gli studi degli ultimi anni e i risultati dei sondaggi
Negli ultimi anni, le criptovalute sono passate da fenomeno di nicchia a tema di discussione sempre più diffuso tra investitori. Nate ormai anni fa insieme all’esplosione del multiverso, inizialmente sono state intese come il nuovo impero dei soldi facili.
A cascarci soprattutto gli inesperti: persone molto giovani hanno letteralmente distrutto pc performanti per il mining, con l’idea di poter fare soldi facili semplicemente collegando il pc alla corrente.
Minare crypto poi si è rivelato solo un dispendio di energie, sia fisiche, che elettriche, con bollette alle stelle. Altre persone hanno invece optato per affidarsi ai nuovi guru delle crypto che promettevano di gestire i portafogli d’investimento facendo guadagnare anche chi non sapeva nulla né di crypto, né di mercati. In questo modo un’ampia fetta di popolazione è stata letteralmente truffata, non solo non avendo guadagnato niente, ma soprattutto avendo perso tutto.
Nel tempo, l’esplosione si è arrestata con il grande crollo Bitcoin e il passaparola dei falsi progetti crypto che poi venivano chiusi in poco tempo per rubare soldi agli investitori. Se del metaverso non si parla più così tanto, invece le crypto sono diventate argomento d’interesse quotidiano: da quando Bitcoin è stato quotato in borsa, il mondo economico si è dovuto adattare a questa nuova realtà.
La volatilità dei prezzi, i rischi di frode e le incertezze regolatorie ad oggi scoraggiano molti italiani dall’investire, soprattutto per tutti coloro che hanno letto chi ha bruciato i risparmi per avventatezza. Ricordate sempre che i soldi facili non sono mai una buona scelta, e che tutto ciò che vale è ciò che si conquista con studio e sudore.
Adesso il settore sembra essersi di nuovo chiuso a chi riesce a comprendere la sua complessità tecnica, ciò porta a una crescita importante ma al tempo stesso anche molto limitata a un contesto specifico. Gli inesperti difficilmente si buttano ancora in un universo così caotico, hanno capito i rischi di queste monete digitali e hanno paura di avvicinarcisi.
Ma quanti italiani hanno effettivamente investito in criptovalute? E quali sono le fasce d’età e i gruppi sociali più coinvolti? Un’analisi dei principali sondaggi condotti negli ultimi anni permette di tracciare un quadro dettagliato della situazione in Italia.
A seconda del sondaggio di riferimento, i dati sulla diffusione delle criptovalute in Italia variano notevolmente.
Anche cambiando campione e contesti, è chiaro che nel tempo l’investimento in crypto in Italia ha seguito un processo ben definito: l’iniziale boom di entusiasmo ha fatto investire una grande fetta di popolazione italiana in crypto, anche coloro che erano totalmente inesperti. Dopo le prime ingenti perdite e l’arrivo del drastico crollo Bitcoin, le persone hanno iniziato ad avvertire paura e quindi si sono ritirate.
Dal 2024 invece sembra essere ripartita una crescita sugli investimenti: molto più cauta, ma anche molto più consapevole, tanto da portare gli investitori a pianificare ulteriori investimenti nel tempo, entrando gradualmente nel settore. Ad aver infiammato di nuovo gli animi è sicuramente la considerazione che gli Stati stanno dando al Bitcoin dal momento che è iniziata la sua quotazione in Borsa. Ricordiamo che Trump ha annunciato di voler far diventare il Bitcoin, insieme ad altre crypto, riserva strategica USA, andando anche contro le regole del Congresso.
Le criptovalute attirano principalmente le fasce più giovani della popolazione, molto di meno gli over 50 (ma è un trend che nel tempo potrebbe anche ribaltarsi).
Questi dati indicano che le nuove generazioni sono le più propense a investire in criptovalute, probabilmente per una maggiore familiarità con il digitale e un approccio più aperto a strumenti finanziari innovativi.
Un altro elemento interessante è il legame tra reddito e investimenti in criptovalute. Secondo la Banca d’Italia (2023), la fascia di reddito più alta è quella che investe di più: il 4,3% delle famiglie più abbienti possiede criptovalute, rispetto a una media nazionale molto più bassa. Questo suggerisce che, almeno per ora, le criptovalute sono considerate ancora un investimento per chi può permettersi di rischiare (per i motivi di cui parlavamo prima).
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