Italia ed economia circolare: l’Europa rileva 12 discariche fuori norma. C’è tempo appena due mesi per adeguarsi a una normativa europea del ‘99.
La Commissione europea ha invitato l’Italia a rispettare gli obblighi relative a 44 discariche non conformi, di cui 32 sono state messe in regola.
A febbraio 2022 La tutela dell’ambiente è entrata nella Costituzione. All’articolo 9 è stato affiancato alla tutela del patrimonio storico e artistico italiano, la tutela dell’ambiente e degli animali anche nell’interesse delle future generazioni.
Secondo questa visione oggi scontata anche nella sensibilità dell’opinione pubblica e della politica europea, le imprese pubbliche e private sono libere di concorrere entro i limiti delle ricadute sociali e ambientali delle loro attività. Questi nuovi elementi confinano o indirizzano l’attività economica ridefinendo l’importanza della loro validità sociale.
L’Unione europea tutela dagli effetti nocivi sulla salute e su acqua, suolo e aria. Essa ha disposto che i siti non conformi alla sicurezza avessero dovuto essere messi a norma o cessare l’attività entro luglio 2009.
Dieci anni dopo, cioè il 29 marzo 2019, con una sentenza la Corte di giustizia dell’Ue aveva stabilito che l’Italia non era riuscita a garantire l’applicazione della normativa su 44 discariche. Con il rischio di subire una pesante multa l’Italia ha un ultimatum di due mesi. Dopo questi scatterà il deferimento alla Corte di giustizia dell’Ue.
Si tratta di discariche dislocate per lo più in Puglia, Basilicata e Campania. Visti i ritardi, nel 2017 la Commissione deferì una prima volta il nostro Paese alla Corte di giustizia Ue, che nel 2019 diede ragione a Bruxelles.
Nonostante siamo stati abituati alla retorica degli sprechi e dell’inefficienza del sistema pubblico italiano, il nostro paese rappresenta un’eccellenza per quanto riguardo quella che viene definita economia circolare. Un primato importante se non per noi stessi, almeno per coloro che riceveranno in eredità l’ambiente.
L’Italia, superando Germania e Francia è arrivata prima nel 2021 nella classifica per indice di circolarità, superiore del 36% rispetto alla media europea. L’attributo fa riferimento all’efficienza nell’uso delle risorse relative a cinque categorie. Esse sono: produzione, consumo, gestione rifiuti, nonché investimenti e occupazione nel settore del riciclo e nell’ampiezza del mercato delle materie seconde. In termini strettamente economici, questo significa che i nostri consumi eliminando gli sprechi, contribuiscono alla crescita del PIL di 3,5 euro ogni kg di risorse consumata.
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