I prezzi del petrolio e del gas continuano a salire e con essi delle materie prime alimentari. La forte dipendenza dal gas russo si affianca ora alla decisione cinese di fermare le esportazioni delle due materie prime.
Stimolati dalle incertezze dovute alla guerra commerciale, i titoli energetici sono particolarmente volatili e il loro acquisto risulta oggi non privo di rischi. Per questo in ottica di investimento è ancora possibile investire sulle commodities alimentari.
È possibile concentrarsi tra quei titoli che in correlazione a questo, offrono ancora buone prospettive di crescita e che sono quotati ancora a prezzi ragionevoli.
I produttori di petrolio e gas al di fuori della Russia e dell’Ucraina forniscono fonti alternative di approvvigionamento ma non sembrano oggi poter incidere sul breve termine sul prezzo delle materie prime. Le infrastrutture necessarie richiedono mesi se non anni per essere approntate. Ciò significa che l’effetto delle sanzioni e della guerra si rifletterà ancora per diverso tempo sul prezzo delle materie prime e soprattutto dell’indotto agroalimentare.
Nello scacchiere internazionale la Cina sta giocando un ruolo strategico importante. Pechino ha imposto alle raffinerie statali di fermare tutte le esportazioni di benzina e gasolio. La Cina prevede di aumentare l’approvvigionamento di petrolio greggio, gas naturale e carbone. Le autorità cinesi vogliono mantenere le importazioni stabili per garantire la sua sicurezza energetica. Per questo motivo a partire dal prossimo mese le esportazioni potranno essere interrotte. La Cina è oggi il più grande importatore mondiale di greggio ed è a maggior ragione preoccupata dagli effetti delle sanzioni occidentali, dato il prezzo antieconomico dei carburanti.
Sul fronte monetario in questo scenario, l’aspettativa è ancora quella della fine degli acquisti di emergenza pandemica entro marzo. In generale la BCE dovrebbe comunque garantire una flessibilità a fronte della modifica delle dinamiche europee e internazionali.
Se nell’immediato tra riserve e gasdotti ancora aperti non ci saranno, almeno in Italia problemi di approvvigionamento, faremo i conti sul fronte delle quantità disponibili. Mentre il petrolio si avvicina ai 140 dollari al barile, l’impatto sull’aumento dei prodotti agricoli è già oggi una realtà. Le sanzioni sulle esportazioni agricole russe hanno inciso sulla catena di approvvigionamento e aggravato il deficit globale. La produzione combinata ucraina e russa rappresenta il 30% del mercato delle esportazioni agricole.
In questo scenario è conveniente privilegiare gli investimenti in beni reali e quindi i titoli value rispetto alle azioni growth, che soffriranno di più della contrazione della crescita economica.
A fronte della situazione economica del Paese, la Russia ha deciso di vietare le esportazioni di grano in Europa fino al 31 agosto. Il fermo dovrebbe includere grano, segale, orzo e mais. A questo si affianca la decisione di sospendere le esportazioni di fertilizzanti. La marina russa ha impedito alle spedizioni commerciali nel Mar Nero di entrare o uscire dai porti chiave, attraverso i quali viene esportato il 90% dei prodotti agricoli ucraini. Oltre a questo, i danni alle infrastrutture stradali, ferroviarie e marittime causati dal conflitto hanno notevolmente inibito il trasporto commerciale delle merci.
Le altre motivazioni per cui il prezzo dei cereali è destinato a salire sono dovute al ciclo produttivo. La stagione di semina: per quanto riguarda la maggior parte delle colture agricole ucraine, in particolare il grano, la stagione di semina inizia normalmente all’inizio di marzo e deve essere completata entro la fine di aprile. Molti dei campi agricoli sono stati abbandonati o interessati dal percorso delle forze russe che si muovono verso nord dalla parte meridionale del Paese. Prima che la coltivazione possa riprendere in sicurezza potrebbero passare altri mesi e questo comprometterà ulteriormente l’offerta della materia prima.
L’incursione militare ha accelerato la tendenza rialzista dei futures sul grano. La tendenza ciclica vede ogni inizio anno come un momento per valutare le aspettative produttive di questo cereale. I produttori devono capire se le condizioni meteorologiche supporteranno la crescita e la domanda del frumento. Nel 2022, il mercato dei cereali e dei semi oleosi dovrà affrontare gli effetti della guerra, sanzioni, embarghi, strozzature della catena di approvvigionamento e sfide logistiche.
In un anno il prezzo del frumento duro è aumentato del 80%, il frumento tenero è salito del 40% mentre il mais ha subito un rincaro del 38%. I rincari sono dovuti principalmente alla ripresa dei consumi nei paesi usciti per primi dalla pandemia che hanno fatto incetta di cereali. L’Ucraina è al settimo posto nel mondo per la produzione di grano tenero, utilizzato per fare il pane.
In ottica di diversificazione e investimento nel settore agricolo i fondi tematici dedicati ai cereali più coinvolte dalle attuali dinamiche di mercato sono:
Questi ETF ed ETN danno la possibilità di investire attraverso panieri diversificati o specifici per tipologia di cereale, sul prezzo del grano, del mais, della soia e dello zucchero.
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