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Investire in obbligazioni: dai BTP agli ETF, tre buoni motivi per metterli nel portafoglio

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Il pessimismo sul mercato azionario è compensato in parte dai rendimenti di quello obbligazionario; a un rischio maggiore si accompagnano interessi cedolari arrivati per alcuni titoli a livelli record.

L’asset class preferita da chi vuole impostare una strategia di investimento a protezione del portafoglio segna il livello più basso degli ultimi 14 anni.

Il sentiment che preannuncia una nuova possibile crisi ha creato avversione anche verso questi titoli, che hanno così offerto cedole maggiori. Guardando le opportunità in questo mercato è importante filtrare, società o Stati con alte probabilità di dichiarare fallimento. Non è un caso che le obbligazioni a più alto rendimento dette high yield sono solitamente associate ai junk bond o titoli spazzatura.

Il primo buon motivo per investire sulle obbligazioni

Il primo buon motivo per investire sulle obbligazioni è la possibilità di preventivare il loro rendimento con un discreto vantaggio rispetto al mercato azionario. Con l’aumento dei tassi di interesse anche il rendimento obbligazionario dovrebbe continuare a salire senza considerare la sinergia di un’economia piuttosto instabile.

Il valore del mercato obbligazionario italiano è a gennaio 2022 di oltre 69 miliardi contro i quasi 61 miliardi della Francia e i circa 53 miliardi della Germania. Negli ultimi anni le emissioni societarie sono cresciute a causa della stretta del credito bancario. Le aziende per finanziarsi ricorrono quindi agli investitori privati; in particolar modo quelle nel settore informatico, alimentare, farmaceutico, al dettaglio e del lusso.

Sul fronte dei Titoli di Stato come i BTP la BCE aumenterà i tassi ufficiali in un contesto i cui le cedole per i titoli a lungo termine sfiorano ormai interessi del 4%. Un secondo motivo per investire in obbligazioni è quindi la congiuntura straordinaria e favorevole in un’ottica di lungo periodo; sottoscrivere obbligazioni a 15, 20 o 30 anni non è un errore se combaciano con i nostri obbiettivi finanziari.

I titoli di stato dei paesi europei erano etichettati quasi come esenti da rischio se portati fino alla scadenza. Dopo il default della Grecia questa etichetta è stata messa in discussione; così anche per i BTP italiani. Il risultato è che oggi il premio per il rischio che compensa questi timori è strutturalmente più elevato che in passato.

Titoli obbligazionari indicizzati all’inflazione; una soluzione vincente sul lungo periodo

Un terzo motivo per inserire i titoli obbligazioni in portafoglio è sfruttare quelle come i Titoli di Stato indicizzate all’inflazione. Se compro un’obbligazione con cedola al 3% e l’inflazione è al 6% avrò in teoria maturato un rendimento negativo del -3% a fine anno.

Sul lungo termine infatti l’inflazione non costituisce un problema; dal punto di vista statistico l’inflazione americana media degli ultimi 100 anni è stata 2,9%. L’inflazione europea media degli ultimi 30 anni è stata invece del 2%, mentre quella italiana 2,2%.

Un portafoglio in obbligazioni genera solitamente interessi cedolari prevedibili e costanti maggiorando il capitale a scadenze regolari; tra le obbligazioni societarie più remunerative ci sono quelle di Mediobanca, Barclays e Banco BPM. Tra le altre obbligazioni per diversificare il portafoglio si possono preferire in base al rendimento:

  • BTP 20 anni con rendimento lordo a scadenza 3,9%
  • ETF Corporate Euro Investment Grade, con rendimento lordo 2,6%
  • ETF su titoli di stato europei con una scadenza a 15-30 anni e rendimento lordo a scadenza 2,5%
  • BEI titolo sovranazionale rating tripla A, con scadenza a 20 anni rendimento lordo 2,2%
Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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