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Economia e Finanza

Investire a gennaio 2022 per proteggere il patrimonio diversificando sulle materie prime

Le tendenze da considerare per investire a gennaio 2022 pianificando una diversificazione del rischio sulle commodity.

Dal pollo biologico al caffè, gli acquirenti hanno sempre più dimostrato di essere disposti a pagare di più per prodotti che soddisfano standard ambientali e sociali più elevati. Gli investitori sul gas naturale USA stanno scommettendo che sarà così anche per questo settore.

Un crescente numero di aziende sta pianificando di modificare le caratteristiche dei propri prodotti per adattarli ai mutamenti nella sensibilità delle autorità e del pubblico in materia di inquinamento. Il nostro capitale può quindi trarre vantaggio dal divario che esiste tra l’attuale comparto delle materie prime e gli obbiettivi ecologici delle aziende. Il valore delle materie prime può essere anche un ottimo modo per proteggere il portafoglio dalle incertezze economiche.

Oltre ai rendimenti, gli investitori ottengono una protezione dall’inflazione investendo in uno dei settori portanti dell’economia reale rappresentato proprio dalle materie prime. Per evitare di compromettere i propri obbiettivi finanziari esistono una serie di asset in grado di performare sulla scia degli attuali trend economici.

Dopo tre anni scoraggianti ma con performance eccellenti, gli investitori si chiedono giustamente cosa verrà dopo. Dopo la delusione della visione ottimistica sull’efficacia del piano vaccinale di questa estate il futuro economico risulta ancora incerto. Nonostante la pandemia si appresti a diventare endemica, esistono settori le cui tendenze non ritroveranno la normalità di domanda e prezzi.

Gli effetti delle dinamiche economiche e logistiche del 2020 sul prezzo delle materie prime

Nel 2020 i consumi sono diminuiti, allo stesso tempo le aziende hanno dato fondo alle proprie scorte. Queste nel tentativo di preservare capitale e produzione evitando nuovi ordini hanno raggiunto i minimi storici. Quando era chiaro che le aziende avrebbero dovuto riprendere la produzione a pieno regime, la carenza di manodopera e di materie prime ha messo a dura prova la loro capacità produttiva. Le conseguenze prevedibili sono state un allungamento estremo dei tempi di consegna, un eccesso di ordini di materie prime per sopperire l’improvvisa domanda e un’eccessiva dipendenza da parte di molte imprese da pochi fornitori selezionati.

Le imprese che hanno resistito sono oggi sono pronte a pagare prezzi più alti per le forniture e i componenti necessari per poter servire i propri clienti. Nella speranza di non perdere quote di mercato il risultato è un eccesso di ordini a prezzi più alti tali da sostenere il trend crescente di materie prime come semiconduttori, alimentari, energetici, ma anche logistica e salari. La catena del valore ha naturalmente influito soprattutto sui costi produttivi dato l’incremento del costo di petrolio e gas naturale.

Come sarà il prezzo delle commodity dopo l’inverno?

Le prospettive di un calo dei prezzi dopo il periodo invernale si accompagna a una possibile riduzione della domanda cinese. Il nuovo piano quinquennale può spostare la crescita economica della Cina dal settore industriale a quella dei consumi interni. Una visione più orientata a riequilibrare gli eccessi dello sviluppo degli ultimi dieci anni può garantire una maggiore distribuzione della ricchezza a cui deve seguire la crescita della classe media. Una maggiore natalità, un accesso più equo all’istruzione e il raggiungimento di una indipendenza tecnico scientifica dall’occidente, può avere conseguenze soprattutto in relazione alle materie prime del settore energetico.

A gennaio la Federal Reserve dovrà definire velocità e tempistiche del tapering. I rialzi dei tassi di interesse e la diminuzione degli acquisti di asset da parte della banca centrale USA influirà naturalmente sull’accesso al credito, sugli investimenti e sulla domanda interna degli Stati Uniti. A dicembre 2021 a livello settoriale i guadagni sono stati distribuiti in modo abbastanza uniforme. I guadagni maggiori spiccano tra il comporto dei beni di prima necessità, in aumento del +6,5%, delle materie prime +6,6% e dei beni industriali con un +7,7%.

Le commodity hanno, nel complesso, mostrato delle ottime performance durante tutto il 2021, soprattutto se si parla di metalli. le quotazioni del rame hanno toccato i massimi decennali sopra i 10.000 dollari a tonnellata, mentre quelle dell’oro hanno realizzato un record di prezzo storico superando i 1900 dollari all’oncia.

Investire in commodity: metalli preziosi e alimenti, le aspettative per gennaio 2022

Il mercato delle materie prime può andare incontro a un’ulteriore espansione nel 2022, anche se sono presenti numerosi elementi che i trader più cauti dovrebbero tenere d’occhio al fine di proteggere i propri investimenti e massimizzare i profitti.

Il trend nel settore delle energie rinnovabili e gli investimenti nella progettazione di autovetture elettriche e batterie sempre migliori possono favorire la prosecuzione del trend rialzista di metalli quali il palladio, il litio e il platino. Merita un discorso a parte l’alluminio che può incrementare il suo valore in un’ottica di lungo periodo se continuerà a venire impiegato come oggi nei componenti per l’elettrificazione delle auto.

Altri tipi di commodities questa volta legate al settore alimentare sono quelle relative al grano, alla soia, al mais, sostenute in particolar modo dalla domanda del settore agricolo cinese. A questa tendenza si affiancano le piantagioni di caffè brasiliane particolarmente colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici. Il biennio 2022 e 2023 può portare il prezzo di questa materia prima a nuovi massimi storici.

Nell’arco di dieci anni i cambiamenti climatici hanno mostrato fenomeni sempre più violenti e repentini, influendo naturalmente sull’agricoltura. La siccità, i fenomeni temporaleschi e le grandinate, hanno danneggiato frutta e verdura, seccato i terreni e depauperato il raccolto. Nessun’altra industria sembra essere stata più influenzata dai fenomeni climatici come quella dell’agricoltura, che naturalmente trae il suo nutrimento proprio dalle condizioni di luce, calore e umidità. Il settore dell’industria alimentare è tra i mercati più concentrati e rischia di avere ripercussioni sugli alimenti a livello globale.

Brasile: uno dei più importanti produttori di caffè

Il Brasile è oggi il più grande esportatore di zucchero e succo d’arancia, nonché un produttore chiave di mais e soia, con un picco d’eccellenza nella produzione di caffè della qualità arabica, di cui è responsabile per il 40%. Questa particolare qualità utilizzata soprattutto dalle grandi catene di caffetteria come Starbuks è arrivata al prezzo record di  5 euro al kg che non si vedeva dal 2011. La media del prezzo del caffè qualità arabica preso come riferimento International Coffee Organization ha avuto un incremento del 3.53% rispetto all’ultimo mese e del 71% anno su anno.

Il settore agricolo brasiliano è stato colpito da una sequenza di eventi climatici particolarmente singolari, che hanno stravolto le piantagioni sottoposte a una gelata a cui è seguito un periodo di siccità seguita da un’altra gelata successiva.

Etiopia: il più grande produttore di caffè miscela arabica

Oggi i prezzi del caffè proseguono il loro trend rialzista e sfiorando valori raggiunti soltanto quattro volte dal 1977. A sostenere la tendenza concorrono anche altri fattori come i conflitti armati in Etiopia che causano l’abbandono e il danneggiamento delle piantagioni. Il Paese africano è uno dei più grandi produttori ed esportatori di miscela Arabica, con una quota di mercato del 60%. A questo si aggiunge il rallentamento della produzione in Vietnam in cui viene prodotta e lavorata la miscela robusta, a causa del peggioramento della situazione epidemiologica, fattori che possono sostenere la tendenza per buona parte del 2022.

Secondo gli analisti ci vorranno almeno due anni prima che le quotazioni del caffè ritornino ai livelli del 2019. Questo in quanto la produzione delle miscele Arabica e Robusta si mantiene ancora troppo bassa per poter assorbire l’aumento della domanda da parte dei consumatori.

Materie prime: settore energetico, le aspettative per gennaio 2022

A luglio 2021 l’Unione Europea ha annunciato la sua strategia sull’idrogeno, puntando alla produzione di 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030. L’idrogeno pulito è diventato quindi un elemento chiave delle strategie di decarbonizzazione di diversi governi. L’Unione europea è fra i leader in questo senso. Gli investimenti nel settore potrebbero raggiungere fra i 180 e i 470 miliardi di euro entro il 2050. Anche Giappone e Cina sono di questo avviso e utilizzeranno le tecnologie per rendere l’idrogeno ecologico, al fine di usarlo come parte della loro strategia energetica.

La tecnologia delle celle a combustibile sta migliorando rapidamente, questo potrebbe consentire la produzione di un idrogeno privo di emissioni inquinanti. Il 95% della produzione attuale di idrogeno deriva infatti dal gas naturale e dalla gassificazione del carbone. Produrre 1kg di idrogeno dal gas genera dieci kg di CO2 mentre quella proveniente dal carbone ne produce addirittura il doppio. Tuttavia, l’idrogeno può essere prodotto senza CO2 con l’elettrolisi dell’acqua, così se per produrre l’elettricità viene usata dell’energia rinnovabile, l’idrogeno può essenzialmente essere prodotto annullando le emissioni inquinanti.

Il ruolo dell’idrogeno pulito nel passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili

Nel passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili l’idrogeno gioca un ruolo da perfetto intermediario, rappresentando la soluzione più convincente per alcuni settori che non hanno modo altrimenti di ridurre le emissioni di Co2. questo che giustifica le ottime performance dei titoli di compagnie legate all’idrogeno come Ballard Power Systems, FuelCell Energy e Bloom Energy. Le tecnologie che oggi possono far funzionare i veicoli elettrici non sono infatti ancora disponibili per l’aviazione, la navigazione, i mezzi pesanti, la produzione di acciaio o di fertilizzanti. Per tutti questi settori è quindi l’idrogeno verde la fonte energetica che sembra la soluzione più praticabile. Anche gli Stati Uniti sebbene non abbiano ancora una strategia ufficiale, possono includere l’idrogeno prodotto dalla loro disponibilità di gas naturale a basso costo come sistema per abbattere le emissioni inquinanti.

Tra le società quotate in grado di cogliere le migliori opportunità nel settore c’è Air Products & Chemicals. Air Products è il più grande fornitore al mondo di idrogeno ed elio, con un portafoglio clienti che va dalle aziende chimiche a quelle attive nell’industria dei metalli e dell’elettronica. L’azienda conta di finalizzare entro cinque anni progetti per la produzione di idrogeno ecologico. Il suo piano di investimenti in questo settore porterà la società a fare dell’idrogeno, oggi pari al 22% delle sue entrate, il suo core business. Entro il 2035 esso rappresenterà infatti tra il 70 e 80% delle sue entrate.

Investire in una commodity correlata all’attuale ciclo economico, il litio

Date le sue caratteristiche fisico chimiche il litio è divenuto di particolare importanza nella produzione delle batterie elettriche. Questo metallo è un ottimo vettore per puntare sulla crescita del settore dei veicoli elettrici. La domanda del metallo ha toccato nel 2021 i 32 mila dollari per tonnellata dimostrando la sua importanza per il comparto dell’elettronica.

Gli investimenti sul litio possono infatti avere un rischio direttamente correlato alla domanda di questo settore, nonché allo sviluppo della tecnologia delle batterie dei veicoli elettrici. Queste in particolare sono di importanza vitale per rimanere competitivi, tanto che gli investimenti nel comparto ricerca e sviluppo delle case automobilistiche, migliorano sempre più prestazioni ed efficienza delle attuali batterie. Con il mutamento delle tecnologie potrà variare di conseguenza la quantità di litio utilizzato ed è necessario per questo rimanere aggiornati e monitorare gli ultimi sviluppi del settore.

LEGGI ANCHE>>Investire, passa all’azione: tre settori su cui investire assolutamente nel 2022

Oggi le maggiori riserve di litio si trovano in Cile, Australia e Cina, esso non è un metallo raro ed è fuori dai trend speculativi soprattutto in quanto non rappresenta una commodity e non è perciò quotato in borsa. Sebbene non si possa investire direttamente nel litio, è possibile investire in modo indiretto esponendosi sulle aziende quotate come Lithium Americas.

Lithium Americas è una società canadese che non ha attualmente una produzione di litio, ma sta sviluppando tre giacimenti che dovrebbero entrare in produzione entro la fine del decennio. La società è un ottimo spunto per posizionarsi indirettamente sulla crescente domanda di litio prodotta dalla maggiore adozione di veicoli elettrici. Le quotazioni della società data l’incertezza sul futuro del suo business rimangono oggi particolarmente volatili ma la sua potenzialità di crescita può renderla una delle prime cinque aziende nel settore per capacità produttiva.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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