I risultati dei mercati azionari, soprattutto quelli USA, mostrano quanto gli investitori sono propensi a credere e investire sulla fine della guerra. Ecco come investire in modo sicuro nell’attuale contesto operativo.
Se la crescita economica può riprendere vigore velocemente, i nuovi investimenti dovranno comunque tenere conto del mutato contesto internazionale.
Ansie e paure sono in grado di spingere l’investitore ad alterare in eccesso o in difetto la propria percezione del rischio. Per stabilire correttamente strategia e l’orizzonte temporale bisogna considerare la propria tolleranza al rischio. Nell’attuale contesto investire in un’ottica di lungo termine è forse la migliore scelta per rimanere all’interno di parametri di rischio massimo.
Sul breve termine i mercati continueranno a essere guidati dalla volatilità. Meglio quindi puntare sui settori più difensivi che hanno evidenziato una maggiore resilienza. Tra questi: dollaro, alimentari e materie prime, settore tecnologico.
Il dollaro USA è la valuta di riserva mondiale in quanto rappresentativo dell’influenza economica e politica degli Stati Uniti. I requisiti per una valuta di riserva sono la stabilità politica ed economica dello Stato che rappresenta. L’aumento dei prezzi delle materie prime e l’aumento dei costi per beni e servizi suggeriscono come tutte le valute stanno perdendo valore a causa dell’inflazione. L’erosione del potere d’acquisto mette in evidenza quanto diversificare una parte del proprio capitale investendo a lungo termine sul dollaro possa proteggere il capitale.
Il dollaro USA è stato il principale strumento di cambio per oltre tre settantacinque anni e le recenti tensioni geopolitiche ne hanno riconfermato il valore. Nonostante la Cina sia uno dei competitori diretti dell’egemonia Usa, la recente divisione dell’influenza politica tra oriente e occidente, ha ridefinito l’orientamento degli investitori. La guerra russa in Ucraina ha rimesso in luce i timori per il ruolo ambiguo della Cina creando sfiducia tra gli investitori.
La Cina è il principale consumatore mondiale di materie prime. L’invasione russa dell’Ucraina, le sanzioni contro la Russia e le misure di ritorsione hanno portato a un nuovo capitolo nelle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cina. L’egemonia geopolitica passerà per la conferma o meno del dollaro contro lo yuan anche nella vendita di materie prime come petrolio e gas.
Tra le materie prime più volatili e importanti in ottica di investimento ci sono quelle alimentari. I prezzi delle materie prime alimentari già in aumento a causa dell’inflazione e per le interruzioni della catena di approvvigionamento sono ancora in una tendenza rialzista.
Russia e Ucraina esportano quasi il 30% di grano, il 17% di mais e più della metà di olio di semi di girasole in tutto il mondo. A fronte della situazione economica del Paese, la Russia ha deciso di vietare le esportazioni di grano, segale, orzo e mais in Europa fino al 31 agosto. A questo si affianca la decisione di sospendere le esportazioni di fertilizzanti. Il conflitto in Ucraina oltre a limitare gli scambi delle materie prime alimentari potrebbe avere conseguenze anche sull’agricoltura e quindi sulla loro produzione.
Il mais è il principale ingrediente dell’alimentazione animale e l’aumento del suo prezzo comporta direttamente l’aumento del costo prodotto finale. Il legame piuttosto lineare ha un effetto diretto anche sul costo della carne bovina e per lo stesso motivo anche del latte. La marina russa ha impedito alle spedizioni commerciali nel Mar Nero di entrare o uscire dai porti chiave, attraverso i quali viene esportato il 90% dei prodotti agricoli ucraini. Oltre a questo, i danni alle infrastrutture stradali, ferroviarie e marittime causati dal conflitto hanno notevolmente limitato il trasporto delle merci.
All’inizio di questo mese, i timori per l’approvvigionamento di grano russo e ucraino hanno spinto il trend rialzista sul future quotato al Chicago Board of Trade. Secondo la FAO il conflitto può influire sui prezzi di alimenti e mangimi dall’8 al 22% rispetto agli attuali livelli. L’Organizzazione ha stimato che sebbene i grandi paesi coltivatori come India, Australia, Argentina e Stati Uniti possano compensare il deficit nel breve periodo, si rischia una carenza nell’offerta tra il 20 e 30% delle colture di grano, mais e girasole. Se una parte importante di queste colture non verranno coltivate o raccolte la carenza si rifletterà sugli approvvigionamenti almeno fino al 2023.
La primavera rappresenta la stagione più importante per la semina, tuttavia la carenza di fertilizzanti può mettere a rischio lo sviluppo del raccolto. La produzione dei fertilizzanti dipende dall’azoto che si lega al gas naturale che in questi mesi ha visto la propria quotazione raggiungere i massimi storici. Secondo gli analisti il prezzo dei fertilizzanti a base di azoto è passato da 200 a 1000 dollari per tonnellata.
Il conflitto russo ucraino non è l’unica causa della scarsità di grano. Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti a causa della persistente siccità la produzione di grano nel 2022 rimarrà sugli stessi livelli del 2021. Lo scorso anno il Paese ha registrato un record negativo per il minor numero di acri coltivati da più di cent’anni.
Cargill la più grande società non quotata degli Stati Uniti sta chiudendo una parte delle sue operazioni in Ucraina, mantenendosi allo stesso tempo attiva in Russia. Cargill con un fatturato di 4,93 miliardi di dollari è forse l’ultima delle grandi aziende occidentali ad avere mantenuto attivi i suoi rapporti commerciali nel Paese. Con 2400 dipendenti solo in Russia la società è attiva nel settore agricolo e produce cereali e semi oleosi. Questi sono destinati alla nutrizione animale, alla produzione di biocarburanti, di alimenti e di prodotti industriali.
A fronte di tale situazione, dunque, è opportuno prestare attenzione alle dinamiche che possono ostacolare il commercio e la produzione di questi alimenti. Per sfruttare la corsa al rialzo delle materie prime agricole è utile diversificare prestando attenzione alle correlazioni delle dinamiche geopolitiche.
Per fare fronte alla complessità del mercato è possibile affidarsi alle scelte di investimento di uno dei più celebri investitori dei nostri tempi. A questo proposito Berkshire Hathaway, la holding quotata in borsa e gestita da Warren Buffett, consente indirettamente di investire nel suo portafoglio. Partecipare agli investimenti a lungo termine di questa società consente di sfruttare un patrimonio, anche in termini di competenze ed esperienza. Dagli anni ’60 la società ha accumulato una lunga serie di successi e ha oggi una capitalizzazione di mercato intorno ai 600 miliardi di dollari.
Berkshire è tra le dieci società quotate più grandi degli Stati Uniti e ha attualmente 140 miliardi di dollari di liquidità pronti a essere reinvestiti. Dal 1965, la società ha avuto rendimenti medi annui del 20%, quasi il doppio di quelli medi dello S&P 500.
Per quanto riguarda i singoli titoli azionari su cui investire a lungo termine ci sono Coca Cola, Amazon e Apple.
Coca Cola è una società che ha sotto di sè più di 500 marchi, con un mercato multinazionale comprensivo di oltre 200 paesi. Il suo ricco portafoglio di bevande acqua, bevande sportive, succhi di frutta e persino bevande a base vegetale. Tra i marchi più noti anche Fanta e Sprite. Coca Cola ha dimostrato una grande stabilità nei ricavi, anche durante le fasi negative del ciclo economico ed è in grado di compensare anche con ottimi dividendi la variazione del prezzo delle azioni. Il suo dividendo annuale è pari al 2,96%, le sue quotazioni sono invece aumentate nell’ultimo anno del 16%.
La tendenza ad allontanarsi dai negozi fisici per favorire l’e-commerce, acuitasi negli ultimi due anni, potrebbe continuare come nuova abitudine di consumo anche nel 2022. Amazon fondata nel 1994 con soli 10 dipendenti è cresciuta in modo esponenziale con ricavi record passati dai 240 del 2018 ai quasi 470 miliardi del 2021 Amazon rappresenta il 13,7% dei prodotti venduti online e negli Stati Uniti ha una quota di mercato che incide per più del 54%. Oltre alle vendite online la sua attività economica servizi cloud competitivi e come Amazon Web Service che fornisce servizi di cloud computing sull’omonima piattaforma online.
Apple è oggi la più grande azienda tecnologica in termini di capitalizzazione e promette un ulteriore crescita dei ricavi e dei rendimenti azionari. Nel 2021 Apple ha realizzato vendite per 365,8 miliardi di dollari segnando un incremento del 33,3% rispetto all’anno fiscale precedente. I prodotti hardware dell’azienda rappresentano circa l’81% delle sue vendite nette. A questo si affianca il segmento dei servizi di Apple, tra cui iCloud, Apple TV+, Apple One e Apple Music. Questo segmento sta diventando sempre più importante dato il suo ampio margine di guadagno, che sono arrivati al 69,7% contro i 35,3 degli hardware. Per questi motivi Apple rimane un ottimo titolo, capace di aumentare i ricavi dal suo ampio ecosistema di servizi esclusivi e su cui investire a lungo termine.
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