Nonostante le preoccupazioni globali concernenti possibili cambiamenti nella riorganizzazione delle nostre società, l’attenzione delle venture capital rimane alta in quei settori che potrebbero promettere uno sviluppo, sia tecnologico che in termini di volumi: biotecnologia, servizi di spedizione, lavoro a distanza e software.
Per potersi sviluppare, un’azienda o una società non quotata in borsa che non ha accesso al credito tramite finanziamenti bancari, territoriali o previdenziali, può trovare un sostegno da parte di soggetti privati, organizzati in organismi d’investimento collettivi. Presa visione della natura del progetto, possono decidere di finanziare la società, per esempio dalla sua fase iniziale, start up, seguendola le sue fasi di sviluppo.
La start up ha infatti spesso bisogno di rivolgersi a degli intermediari, data la sua natura innovativa, quindi difficilmente è in grado di garantire i ritorni economici che potrebbero attrarre la fiducia d’investitori tradizionali.
A motivo della loro rischiosità, sono tuttavia le realtà economiche che possono garantire ritorni maggiori. È per questo che gli investitori venture capitalist possono venire abbondantemente ripagati quando uno di questi progetti ha successo. La natura sperimentale che caratterizza una start up e proprio quella chiave che una volta garantito un ritorno economico, genera l’innovazione che la rende la competitiva e spesso unica, cambiando contestualmente il modo in cui possiamo accedere ai servizi o la natura stessa dei servizi o prodotti proposti, che modificano i nostri stili di vita e le abitudini sociali.
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Perché i venture capitalist possono invertire gli scenari negativi
Il venture capitalist è quindi capace di valutare il prodotto o servizio, nonché il team di lavoro, per poterlo esportare su un mercato che sia sufficientemente ampio, in modo da generare una crescita sufficiente da compensare l’assenza di rendimenti iniziale. Per ottenere ciò il venture capitalist si assume gli oneri di acquisire quote della società e può mettere a disposizione la sua esperienza per raggiungere, con il rapporto di rischio e rendimento adeguato, la quota di profitto ottimale.
Nonostante il mondo stia vivendo una parziale erosione della sua ricchezza, gli imprenditori più propensi al rischio sono quelli che possono avere l’impatto più significativo nel sfruttare gli scenari negativi, potendo dare nuovo corso all’economia. Essi hanno infatti dato linfa vitale a nuove industrie e nuovi business model.
Si pensi ad esempio come la presenza massiva e concentrata di queste realtà nella Silicon Valley, una piccola porzione della California di 116 km quadrati, abbia permesso di realizzare quelle innovazioni che ora permeano tutti i campi della nostra vita. Dal modo in cui possiamo accedere ai prodotti e fare acquisti, a quello in cui possiamo accedere all’informazione e alla condivisione delle nostra quotidianità. Per questo fatto essa è stata almeno negli ultimi trent’anni punto di riferimento per osservare le evoluzioni della fiducia di questo genere d’investitori.
A questo fine è stato creato un indice di riferimento, il Silicon Valley Venture Capitalist Confidence Index, che mostra come nonostante la fiducia dei venture capitalist sia nettamente calata nel sostegno dalle prime fasi di sviluppo delle aziende innovative, essi si aspettano che nuovi finanziamenti possano coinvolgere quelle aziende già attive che hanno dimostrato di avere un business plan adattato e conforme alla sfida economica del presente.