L’amministrazione Biden pianifica l’ambizioso obbiettivo di rendere il mercato degli Stati Uniti libero dell’auto a combustione interna a tutto favore dei veicoli elettrici.
Le grandi case automobilistiche, consapevoli dei rapidi mutamenti che stanno avvenendo sul piano internazionale relativamente alle politiche di riduzione delle emissioni di Co2, si rendono disponibili a patto di essere agevolate per mezzo di nuovi investimenti infrastrutturali al fine di agevolare la messa su strada di veicoli di nuova generazione. I veicoli elettrici venduti negli USA nel 2020 rappresentano soltanto il 2% del totale delle auto vendute. Gli Stati Uniti dovranno accelerare il passo se vogliono concorrere con il mercato europeo e cinese, evitando di lasciare a loro la guida del settore che rischia così di inglobare la domanda interna degli Stati Uniti. Per questo motivo la Casa Bianca ha ricevuto i delegati delle case automobilistichedi Ford Motor, General Motor e Stellantis NV, e la United Automobile Workers Union, un organizzazione sindacale che riunisce tra gli altri i lavoratori del comparto, rivelando l’esistenza di un ordine esecutivo che prevede che entro il 2030 almeno la metà dei veicoli venduti all’interno del territorio USA dovranno essere elettrici, ibridi o alimentati a idrogeno.
L’agenda dell’amministrazione Biden prevede di contribuire ai piani di rinnovamento strutturale del settore, accelerando l’innovazione, rafforzando la catena di approvvigionamento e aumentando gli incentivi per l’assunzione dei lavoratori. Questo verrà affiancato dall’introduzione di nuovi standard ecologici, atti a incentivare le aziende produttrici a diminuire l’emissione di gas serra. Non solo diossido di carbonio ma anche il metano, che viene prodotto in special modo dalle centrali elettriche cosi come dagli allevamenti bovini. Ford si aspetta di riuscire a convertire entro dieci anni il 40% della sua produzione di auto a combustione in veicoli elettrici, così anche Stellantis, che tuttavia per il mercato europeo riuscirà a convertire il 70% dei suoi veicoli in auto elettriche, a basse emissioni o ibride.
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Un altro settore correlato a quello dei veicoli elettrici che potrà naturalmente crescere in tendenza rispetto la circolazione delle auto è quello delle stazioni di ricarica. Biden prospetta di investire 7,5 miliardi di dollari costruendo una rete di 500mila colonnine di ricarica. Per avere un termine di paragone della potenzialità dell’indotto, basti pensare che attualmente negli Stati Uniti ne esistono 41.000. Al fine di accompagnare il Paese fino agli obbiettivi ecologici previsti per i prossimi 30 anni, in cui dovranno essere almeno 4,5 milioni di colonnine per sopperire a un mercato completamente privo di auto a combustione, saranno necessari investimenti tre miliardi di dollari all’anno per dieci anni.
Molte aziende nel settore hanno attirato gli investitori date le aspettative di poter incrementare gli utili fino a decuplicarli nell’arco dei prossimi anni. Il futuro del settore finanziario rappresentato dalle aziende come ChargePoint Holdings, il più grande proprietario e operatore di stazioni di ricarica elettriche negli Stati Uniti sembra tutto in discesa, cosi come altre come Beam Global e Blink Charging che hanno incrementato le loro quotazioni rispettivamente del 18 e 10%. Anche in Asia sebbene non siano state fatte dichiarazioni eclatanti in termini di politiche ambientali, si assiste a un forte aumento su base annua dei veicoli elettrici. Con la Cina e la Corea del Sud che accrescono le vendite nei rispettivi mercati del 76 e 28%.
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Nei prossimi 10 anni, l’industria automobilistica si impegnerà nella sostituzione dei veicoli a combustione interna chiamati ICE con quelli elettrici, che registrano naturalmente una crescita guidata dalla sinergia delle politiche messe in atto contemporaneamente anche dall’Unione Europea. Mercoledì 14 luglio è stato fatto un ulteriore passo avanti da parte della Commissione Europea nel perseguimento della tabella di marcia che porterà, agendo su vari fronti, a una riduzione delle emissioni responsabili dell’effetto serra del 55% entro il 2030. Questo dovrebbe dar vita a uno dei cambiamenti più significativi della sua storia, con una crescita del comparto EV sarà costituito dal 100% da modelli elettrici entro i prossimi 14 anni.
Nel 2035 infatti le auto che emettono emissioni inquinanti non potranno più essere vendute nei paesi dell’Unione. Nel contempo, verranno implementate sul tutto il territorio centraline di ricarica sia elettriche che a idrogeno. A questo proposito il pacchetto presentato dalla Commissione europea prevede una riforma del mercato delle emissioni nocive. Il mercato, noto come Emission Trading System, ha permesso dal 2005 di ridurre le emissioni di quasi il 43%. Le aziende responsabili della produzione di Co2 acquistano dei permessi per ogni tonnellata prodotta oltre i limiti di inquinamento imposti. Questo mercato verrà esteso a tutti i settori coinvolti anche indirettamente nel consumo di carburanti fossili, come quello del trasporto aereo e marittimo e su strada nonché edile. Dal punto di vista economico le aziende del settore affronteranno una sfida significativa, dovranno compensare l’aumento della domanda che dovrebbe costituire un trend positivo per almeno dieci anni, con fattori concorrenti come la riduzione dei margini di profitto per le auto a benzina e avranno necessità di gestire l’accresciuta competitività dei fornitori, dato il numero inferiore delle componenti necessarie, che per i motori elettrici arriva a essere minore di più di un terzo. Questo sarà quindi affiancato da un accrescimento del potere contrattuale e della possibilità di un aumento sul breve termine dei costi di produzione. D’altra parte questo permette anche un consolidamento delle grandi aziende, che hanno l’opportunità di gestire la catena di approvvigionamento realizzando in proprio le componenti necessarie al veicolo.
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