Stati Uniti ed Emirati Arabi consapevoli dell’inevitabilità della riduzione delle colture disponibili nei prossimi anni, investono da oggi per adattarle ai cambiamenti climatici.
La portata del cambiamento sembra consistente al punto che 42 governi ai colloqui sui cambiamenti climatici Cop27 avvenuta a Sharm el-Sheikh sono riusciti a stipulare un accordo.
L’iniziativa guidata dagli Stati Uniti e Emirati Arabi Uniti, questi ultimi importatori dell’80% del loro fabbisogno alimentare, raddoppierà gli impegni di investimento nel settore fino a 8 miliardi di dollari.
Si tratta di una decisione importante e preoccupante allo stesso tempo. L’incentivo al settore è infatti non solo necessario a ridurne l’impatto ambientale attraverso l’innovazione ma anche ad adattarlo ai cambiamenti climatici. Nonostante gli sforzi quindi nella tabella di marcia fino al 2050 subiremo già sulle nostre tavole gli effetti di condizioni climatiche estreme.
Anche in Italia in questo senso sono già state fatte iniziative; Dal 20 settembre al 20 ottobre è stato possibile presentare la richiesta per ottenere un credito di imposta del 40% per gli investimenti in e-commerce ed export digitale nell’ambito del settore agricolo.
Oltre a questo date le condizioni senza precedenti di caldo e siccità osservate in gran parte del mondo quest’anno, i rischi per l’approvvigionamento idrico stanno diventando questioni prioritarie per aziende, investitori e politici.
L’acqua può diventare un bene scarso entro i prossimi sette anni. Ecco le aziende più a rischio
Secondo uno studio del 2020 delle Nazioni Unite, “il mondo potrebbe affrontare un deficit idrico globale del 40% entro il 2030 in uno scenario normale.”
Il contesto è favorevole anche a una maggiore sensibilità ai rischi idrici nelle attività delle società quotate in borsa. Le Nazioni Unite terranno una Conferenza sull’acqua a marzo 2023; nel frattempo molti settori industriali, in particolare quello manifatturiero, sono esposti a potenziali impatti finanziari dovuti ai rischi idrici.
Il poliestere è prodotto con la mescolanza di diverse fibre, richiede molte risorse ed è difficile da riciclare. Il cotone da canto suo è la seconda fibra più utilizzata in questo settore; tra i suoi difetti maggiori c’è proprio l’utilizzo di acqua pari a 2700 litri utili per produrre una sola maglietta.
Di fronte a questi scenari, può essere interessante per chi ha investimenti aperti conoscere i rischi climatici, secondo il carbon risk score. Questo misura il rischio “non gestito” da un’azienda, in relazione alle azioni che l’impresa intraprende per mitigare l’esposizione verso le emissioni inquinanti. Questo punteggio indica così il rischio economico indiretto derivante dalle spese necessarie per raggiungere il livello di emissioni necessarie per rimanere entro le norme consentite.
Per fare un esempio; se il punteggio è zero, significa che l’azienda ha un rischio materiale minimo o nullo in un’economia a basse emissioni di carbonio. Se è più di 50, invece è improbabile che essa sopravviva in un’economia di questo tipo.
Cambiamenti climatici; come cambia l’agricoltura tra nuove tecnologie, ricerca agro-ecologica e riduzione del metano
La missione per l’innovazione dell’agricoltura è stata lanciata un anno fa per cercare di renderla ecologicamente compatibile a livello globale. Nei prossimi tre anni fino al 2025, verranno così destinate ingenti risorse per limitarne l’impatto e contenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius.
Ai colloqui sui cambiamenti climatici COP27 ha annunciato nuove tecnologie, ricerca agro-ecologica e riduzione del metano. Le emissioni di metano derivanti dagli allevamenti sono una delle prime cause di inquinamento nonché di sfruttamento di terreni e acqua potabile. Gli standard ecologici imporranno alle aziende responsabili dell’allevamento e della produzione di carne, pesce, uova e formaggi, il rispetto di limiti di emissione di gas serra come il metano. Tra i maggiori responsabili gli allevamenti bovini. La carne bovina potrebbe presto diventare eccessivamente onerosa, sia dal punto di vista dell’impatto ecologico che da quello economico.
Allo stesso tempo le piantagioni di mais, soia e zucchero, saranno sempre più utilizzate come fonti di biocarburante, compresi gli oli vegetali come quello di palma. Di conseguenza questi prodotti continueranno scontarne l’influenza sul prezzo. L’agricoltura è il primo settore esposto e più vulnerabile alle condizioni meteorologiche estreme. Per cambiarne i destini verranno adottate su larga scala iniziative per informare gli agricoltori sull’uso efficiente delle risorse idriche e fertilizzanti.
Il progetto aiuterà inoltre gli agricoltori a convertire i rifiuti agricoli in una varietà di prodotti che riducono significativamente l’emissione di gas serra della produzione agricola.