Un documento ufficiale emerso a luglio dal Centro di ricerca della Commissione europea per la scienza relativizza i pericoli dell’energia nucleare.
Non ci sarebbe alcuna evidenza scientifica che l’energia nucleare sia più dannosa per l’uomo o l’ambiente rispetto alle altre tecnologie per la produzione di energia elettrica pulita.
La Commissione europea ha aperto così il campo agli investimenti sul nucleare per un futuro di indipendenza energetica provenienti da una fonte costante e dipendente dall’uomo. Le attività energetiche derivanti da solare ed eolico per quanto pulite ed efficienti sono lontane dal garantire la sicurezza e la continuità degli approvvigionamenti in quanto dipendenti dagli eventi climatici.
L’UE vuole incoraggiare gli investimenti nell’industria nucleare per accelerare la sostituzione dei combustibili fossili per un futuro a zero emissioni. L’energia nucleare non avrebbe paragoni, secondo la commissione, in termini di generazione di energia pulita e affidabile, rispetto alle fonti rinnovabili più tradizionali.
Come le fonti rinnovabili, l’energia nucleare non produce emissioni dirette di carbonio o di gas serra. Al contempo esso si dimostra più ecologico in termini di emissioni. L’energia nucleare offre una serie di vantaggi rispetto ad altre tecnologie per l’energia pulita. Oltre a essere in grado di fornire energia in modo affidabile in qualsiasi momento della giornata e indipendentemente dalle condizioni meteorologiche ha un impatto minore in termini di materiali ed effetti del recupero di questi sull’ambiente.
Per molte ragioni, come gli incidenti e i rifiuti radioattivi l’energia nucleare è rimasta controversa fino a oggi. Questa tecnologia si è tuttavia evoluta negli anni favorendo un ritorno dell’enfasi sull’energia nucleare, in particolare nel Regno Unito e in Europa che vogliono conseguire in tempo gli ambiziosi obbiettivi di riduzione delle emissioni.
In gran parte dell’Europa c’è un certo consenso sul fatto che il nucleare sia il futuro e si aprono ottimi scenari anche per gli investitori.
Nei prossimi anni, gli investitori potranno approfittare della necessità di ridurre le emissioni di CO2 e della autarchia energetica investendo nell’intero ciclo di vita della produzione di questa energia.
Una delle nuove tecnologie in questo senso sono i reattori nucleari modulari che possono essere adattati e industrializzati per la produzione di energia elettrica. La EDF azienda nucleare europea quotata in borsa che è oggi la più grande al mondo, sta attualmente sta costruendo quattro nuovi reattori nucleari in Francia e nel Regno Unito.
Il futuro dell’approvvigionamento energetico per questi due Paesi può essere in discesa in questi due Paesi per i prossimi decenni. In particolare, la Francia punta alla costruzione di quattordici reattori nucleari sul suolo francese entro il 2050.
Engie (ENGI), l’altra grande utility francese, possiede e gestisce sei reattori nucleari in Belgio, la cui chiusura era prevista per la fine del 2025 ma è stata al momento rimandata date le mutate condizioni, di 10 anni.
Alla luce della classificazione dell’energia nucleare come energia sostenibile, potremmo assistere a una nuova impennata della domanda di combustibili come l’uranio.
I maggiori produttori di uranio si trovano in Cina, Kazakistan, Canada e Australia. I prezzi dell’uranio hanno raggiunto il picco nel 2007-2008, ma da allora sono diminuiti drasticamente. Mentre i prezzi spot sulla materia prima non sono disponibili su quotazioni ufficiali, gli investitori possono monitorare l’indotto del nucleare indici azionari, ETF e singoli titoli.
Il WNA Nuclear Energy Index ad esempio tiene traccia delle società quotate a livello globale che sono coinvolte in reattori, servizi pubblici, costruzioni, tecnologia, attrezzature, fornitori di servizi e combustibili. L’indice ha un grande peso sulle società negli Stati Uniti, in particolare sulle utility che generano elettricità derivante dall’energia nucleare.
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Un altro indice correlato è il MVIS Global Uranium & Nuclear Energy Index che segue le aziende coinvolte nei settori dell’uranio e dell’energia nucleare dal 2006. La ponderazione dell’indice è sbilanciata più verso le utility e meno verso le società minerarie di uranio.
Tra gli ETF esposti invece sono verso le società che gestiscono centrali nucleari ci sono ad esempio L’ETF VanEck Uranium+Nuclear Energy. Esso detiene in portafoglio per esempio azioni di PNM Resources; la società gestisce il più grande reattore nucleare negli Stati Uniti, vicino a Phoenix.
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