Linda cammina con un girello ma non può vivere da sola. Carmen, sua nipote, ha scoperto qualcosa che potrebbe cambiare il destino della nonna. Un dettaglio legale poco conosciuto potrebbe riguardare anche te o una persona vicina. Il cuore della questione? L’indennità di accompagnamento.
Linda ha settantatré anni, vive sola da tempo e riceve una pensione di invalidità. Nonostante l’età, cerca di restare attiva, ma le sue condizioni fisiche sono precarie. Cammina con l’aiuto di un girello, ma non riesce a gestire la casa da sola. Le medicine, la cucina, l’igiene personale: ogni compito diventa una sfida. Carmen, la nipote fresca di laurea in giurisprudenza, se ne accorge sempre di più durante le visite domenicali.
Una sera, sedute sul divano, Linda le confessa di sentirsi inadeguata. Carmen le chiede se ha mai pensato a richiedere l’indennità di accompagnamento, ma la nonna risponde che, essendo in grado di camminare, non crede di averne diritto. Carmen però non si ferma: inizia a fare ricerche, legge ordinanze recenti, scopre che la legge ha cambiato approccio. Decide di accompagnare la nonna al CAF per approfondire.
Quello che scoprono è sorprendente: l’interpretazione della non autosufficienza non è più legata solo alla totale immobilità. Ciò che conta ora è l’autonomia reale nel vivere, non la semplice capacità motoria.
Con l’ordinanza n. 2744 del 2025, la Corte di Cassazione ha riconosciuto che l’indennità di accompagnamento può essere concessa anche quando il soggetto riesce a camminare, ma ha bisogno di assistenza continua per vivere dignitosamente. Il caso riguardava una minore con gravi patologie: pur non essendo completamente immobile, le sue difficoltà quotidiane giustificavano il sostegno.
Già in passato la giurisprudenza si era mossa in questa direzione. Con l’ordinanza n. 26559 del 2018, si era affermato che cecità parziale e altre limitazioni potessero costituire uno stato di totale inabilità. E ancora, l’ordinanza n. 20819 del 2018. In questa decisione, la Corte ha riconosciuto il diritto all’indennità di accompagnamento a una persona ipovedente che, pur camminando con l’ausilio di un bastone, rischiava incidenti e disorientamento. La Corte ha sottolineato che la necessità di assistenza continua può derivare anche da condizioni che non comportano l’immobilità totale.
Carmen e Linda, forti di queste novità, si rivolgono al CAF con una nuova consapevolezza. Gli operatori confermano che oggi molte pratiche vengono accolte grazie a questa nuova visione. Si tratta di un cambiamento culturale, prima ancora che legale, che mette al centro la persona e non la sua semplice capacità di movimento.
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