Nuovo taglio, ennesima perdita di certezze? L’INPS richiede indietro il bonus ai pensionati: addio a tanti soldi…e subito! Cos’è successo in seguito all’inatteso controllo rivelatosi fatale? La decisione spiazza anche chi è in regola.
Il 2025 apre le porte con un check-up finanziario che dimezza le possibilità di risparmio dei cittadini più fragili, i pensionati. L’esito ha destato sconcerto, anche perché il simbolo “meno” associato alla cifra di 50 euro, è la fonte principale del malessere condiviso. Nello specifico, andrà a toccare una grossa fetta di popolazione: non c’è mai fine al peggio? Spiegazione del caso e annessa motivazione.
Gestire le proprie finanze non è semplice, specie se accanto alle possibilità di risparmio e di sostentamento mensile, subentrano delle “sottrazioni inaspettate” che fanno lacrimare amaramente i pensionati. La questione è abbastanza sorprendente. Dopo aver ottenuto il bonus, ecco che i cittadini più fragili se lo vedono portare via, senza nemmeno poter contestare quanto accaduto. La ratio del provvedimento ha delle motivazioni ben precise, le quali ricadrebbero in un errore non di poco conto, anzi tutt’altro.
È colpa dei pensionati? A quanto pare, non direttamente. La categoria è tra le più deboli nel contesto sociale odierno. Il quadro economico-sociale è afflitto da una penuria difficile da estirpare, contraddistinta da un’inflazione dura a morire, ma soprattutto pericolosa. Quando si dice che “riduce il valore della moneta nel tempo”, equivale ad affermare che la variabile economica ha sganciato il suo colpo più efferato.
L’aumento continuo e costante del livello dei prezzi attacca beni e servizi, non il singolo prodotto. Si tratta di un colpo che l’economia italiana ha sempre più difficoltà ad incassare nel lungo periodo. Per cui ciò che concretamente si riduce è la quantità di beni e servizi che materialmente si possono comprare. È la perdita del potere d’acquisto più deludente del periodo, dato che per il 2025 si è tanto parlato di perequazione, cioè adeguamento degli assegni pensionistici all’inflazione.
Si aggiunge anche la consapevolezza che il Paese è immerso in una lunga fase di stagnazione, cioè un’assenza di crescita economica che vige dal secondo trimestre del 2018. Uno stop dato anche dalla perdita di domanda dell’offerta sia sul piano interno che internazionale per quanto concerne il mercato della moneta.
Per avere un’analisi ancora più approfondita di quanto sia in crisi l’economia italiana, bisogna ribadire quanto la recessione tedesca con il conseguente calo del PIL, peggiori la situazione, dato il forte legame che l’Italia ha con i Paesi investitori.
Non ci si riesce a sollevare, e peggio quando ci sono tagli che compaiono come i funghi. Per un pensionato sopravvivere con quel poco che ha messo da parte diventa complesso, figuriamoci se arrivano misure che prelevano mensilmente 50 euro, dopo averli precedentemente donati.
Da questo quadro, ci si domanda come si possa far fronte al futuro, ma soprattutto: perché l’INPS chiede indietro il bonus ai pensionati? La ragione lascia senza parole.
Perché l’INPS richiede indietro il bonus ai pensionati? La risposta sconvolge
Esplicato il drammatico quadro dell’economia italiana, ed evidenziato il persistente disagio sociale che la condizione causa, si evince che il bonus sia una necessità. Il Welfare State punta al benessere della collettività, ma questa mossa, fa fare un passo indietro nella strada dei benefici. Per quale ragione l’INPS, dopo aver concesso l’aiuto ai pensionati, lo richiede indietro nonostante si tratti di soldi che servono? Secondo l’ultima verifica no: si parla di soldi indebitamente ricevuti, e che per questo non hanno ragione di essere percepiti.
Secondo quanto riportato dalle analisi degli esperti, nel 2022 è stata percepita indebitamente una tantum di 200 euro. Una somma che non sarebbe dovuta entrare nelle tasche dei cittadini, poiché la ratio dell’indennità in questione è legata alla variabile della “temporaneità”. Quindi, si sarebbe trattato di un sussidio “provvisorio”, ma che non può essere dato poiché chi lo ha percepito ha superato una soglia limite.
L’indennità a carattere provvisorio era stata decisa in attesa di un esame da porre in essere rispetto i redditi soggetti a IRPEF, registrati negli archivi d’imposta, e quelli accertati dalla stessa INPS, sempre per quanto concerne i database d’imposta dell’anno precedente, il 2021. Dall’esito del controllo rivelatosi fatale, traspare che nel 2021 il reddito personale soggetto a IRPEF supera il limite di 35 mila euro, previsto per l’erogazione dell’indennità una tantum. Il tutto al netto dei contributi previdenziali e assistenziali.
Come avverrà il rimborso? Già nel titolo è stata spoilerata la modalità: quattro rate da 50 euro prelevate mensilmente! Quindi, si tratta di una trattenuta automatica sulla pensione. Laddove questa possibilità non sia garantita, allora si potrà procedere con pagamento rapido e sicuro mediante la piattaforma PagoPA, in seguito all’avviso di versamento inoltrato dalla stessa.
Ultimo, ma non meno importante, se si dispone di elementi che possano in qualche modo modificare il provvedimento in questione, si potrà contattare direttamente gli uffici dell’INPS nei recapiti posti sul sito nella sezione “Sedi e contatti”.