Nel Regno Unito spariscono contanti e filiali bancarie

Nell’accelerazione tecnologica attuale, il delicato equilibrio dell’economia sarà messo alla prova anche dal modo nel quale si potrà accedere al credito.

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Se il settore dovrà cedere il passo alle nuove evoluzioni tecnologiche, questo diverrà il primo aspetto a essere modificato.

Mentre l’Europa accelererà nella sua digitalizzazione il Regno Unito che ha mostrato ultimamente di saper fare scelte controcorrente. Sta adottando misure per proteggere l’uso dei contanti. Già l’anno scorso la Banca Centrale Europea si è fatta avanti introducendo la possibilità di emettere un Euro digitale per sostituire quello fisico. Il nuovo euro offrirebbe vantaggi in termini di praticità e costi, sia per i cittadini che per le istituzioni, tali da rendere nel corso del tempo obsoleto ed economicamente irrazionale l’uso del contante.

È vero infatti che i pagamenti elettronici sono ormai sempre più comuni. Ormai molti vedono come inevitabile l’introduzione di versioni digitali delle valute nazionali. Parliamo delle cosiddette CBDC, emesse dalle banche centrali. Cina, Giappone, Stati Uniti ed Unione Europea stanno rapidamente avanzando nel loro progetto. Contrariamente al trend internazionale la Gran Bretagna si ritrova oggi con un economia sempre più priva di contanti, tanto che in molte filiali bancarie i bancomat sono scomparsi. Il Paese sta adottando nuove misure per tornare indietro di qualche decennio, al fine di proteggere almeno in parte l’utilizzo del contante utilizzato per la maggior parte dei loro acquisti oggi solo dal 10% degli inglesi.

Il settore privato del Regno Unito sta cercando di contrastare la sparizione del contante

Per comprendere quanto la diffusione dell’uso del contante possa incidere sull’economia reale, basti pensare come i pagamenti tracciabili possano rendere efficiente il sistema fiscale e tributario, segnando in modo definitivo la fine dell’evasione fiscale e riequilibrando i livelli di pressione fiscale e incidendo direttamente sui livelli di reddito.

Per contrastare il forte calo del numero di filiali bancarie e sportelli bancomat nel Regno Unito è nata un iniziativa indipendente denominata Community Access to Cash Pilots. Gruppi di consumatori e rappresentanti delle piccole imprese, con la partecipazione delle maggiori banche del Paese, hanno avviato un programma atto a sostenere l’accesso ai contati divenuti oggi antieconomici. Man mano che le infrastrutture per gestire la valuta fisica scompaiono, questo alimenta una tendenza in cui sempre più aziende si rifiutano di accettare contanti, al fine di risparmiare tempo e costi per la loro elaborazione.

In Inghilterra ci sono sempre meno filiali bancarie

Le Banche del Regno Unito hanno sempre più ridotto sportelli bancomat e filiali bancarie. Lo scopo è di  di ridurre i loro costi e affiancarsi al crescente trend nell’uso dei servizi digitali, come le applicazioni di pagamento e l’home banking. Il declino nell’uso dei contanti è accelerato durante la pandemia. Oggi il Regno Unito ha avviato collaborazioni tra il servizio postale e cinque più grandi banche del Paese, al fine di offrire un servizio di sportello per le esigenze di cassa basilari. Gli istituti bancari forniscono a turno il personale e condividono gli immobili. Così risparmiano sui costi di gestione. Il progetto che dovrebbe terminare a ottobre 2021 verrà invece esteso almeno fino ad aprile 2023.

Le banche centrali, tra cui la Banca d’Inghilterra porteranno avanti i progetti per le valute digitali nazionali. temono però che liberarsi completamente del contante possa rappresentare una fragilità sistemica in grado di poter rallentare l’economia. I contanti non devono essere sostenuti da infrastrutture elettroniche, non richiedono intermediari e sono utilizzabili con immediatezza.

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Le banche stanno diventando sempre più simili a gestori patrimoniali

Ma cosa servono o dovrebbero servire a questo punto le banche? A prestare denaro e soprattutto modernamente a offrire servizi finanziari. L’Italia vive in un ritardo decennale nella cultura finanziaria e stanno sostituendo oggi la funzione primaria dell’accesso al credito. Una recente ricerca della Federazione Autonoma Bancari Italiani dimostra infatti come i profitti degli istituti di credito italiani derivano più dalla vendita dei prodotti finanziari e assicurativi che non dai prestiti. Questi strumenti hanno superato proprio nel 2020 gli introiti derivanti dalla gestione del credito che oggi è pari 49,5%.

Nella Penisola il contesto sembrerebbe paradossale. Nonostante la maggior parte dei risparmiatori lasci depositati e disinvestiti i propri soldi, la raccolta del risparmio dalla clientela retail non sembra venire utilizzata per agevolare l’accesso al credito. Considerando che la BCE può fornire liquidità a tassi negativi, prestare denaro è diventato un affare più rischioso che non quello di investire il capitale a disposizione sui mercati finanziari. L’aumento del credito registrato recentemente è stato reso possibile solo grazie a forme di incentivi del settore pubblico, finalizzando sul breve termine tramite l’iniezione di liquidità il sostegno di famiglie e imprese.

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