Agire in modo diretto sull’aumento dei prezzi tagliando l’IVA, ecco la soluzione del Governo e i prodotti e le categorie interessate.
Abbassare l’aliquota IVA perlomeno su prodotti più importanti, indispensabili e quindi con più incidenza sul portafoglio. È ciò che sembra concretizzarsi in questi giorni.
Il taglio dell’imposta riguarderebbe essenzialmente beni e servizi su cui gravano aliquote del 4-5% e del 10%. Prendendo atto della fase straordinaria che l’Europa sta vivendo, dopo la Germania, anche l’Italia si prepara a seguire questa strategia per cercare di intervenire sull’inflazione.
Con questo metodo l’inflazione tedesca a giugno è scesa dal 7,9% al 7,6%. Un successo di misura che potrebbe però essere replicato, con accorgimenti diversi anche nel nostro Paese. Le coperture finanziarie a sostegno della misura vengono dal gettito fiscale guadagnato proprio dall’IVA grazie all’inflazione. Nei primi cinque mesi dell’anno è stato accumulato un gettito extra pari a 10 miliardi di euro.
Così sarà possibile ridurre o azzerare l’IVA per un breve periodo, su prodotti di largo consumo: dagli alimentari ai farmaci, dai trasporti ai libri. L’ipotesi entra al vaglio del governo per alleggerire il peso dell’inflazione sui redditi più bassi. Tra gli altri prodotti contemplati nella lista anche acqua e dispositivi medici. Il tutto secondo una logica che punta a ridurre le perdite alla base, impedendo che si riflettano così sulla contrazione dei consumi.
A cambiare è stata ad aprile la direttiva europea sulle aliquote che ha concesso ai Paesi membri dell’Unione la facoltà di modificarle e azzerarle. La proposta lascia tuttavia dei dubbi sul suo obbiettivo di natura sociale; un taglio dell’IVA strutturato in questo modo andrebbe a vantaggio di tutti i consumatori a prescindere dal reddito.
Anche se fuori dalla logica degli aiuti mirati e selettivi, l’ipotesi non andrebbe abbandonata. Bisogna considerare il risparmio ottenibile con la riduzione dell’inflazione ad esempio sul fronte pensioni, indicizzate al 100% fino a quattro volte il trattamento minimo.
Rimangono a questo punto aperte le incognite su quali prodotti considerare come basilari per il cittadino. Vista l’esiguità del fondo il paniere selezionato dovrà essere stringente; per avere un termine di paragone tra generi alimentari consumati a casa e farmaci, abbiamo una spesa IVA prossima ai 110 miliardi di euro. Un costo per lo Stato di circa 1 miliardo di euro per ogni punto di iva su queste due categorie merceologiche.
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