Inflazione shock: 5 milioni di famiglie avranno perdite da 1.366 euro

La crisi economica italiana ha dato origine ad un’inflazione shock che vedrà 5 milioni di famiglie subire una perdita pari a €1.366.

In seguito al rialzo dei costi dei beni di consumo, per coloro che hanno un reddito annuo pari o inferiore a €15.000 è previsto un taglio medio, per un sacrificio economico che ammonta a 1.366 euro nel 2022.

Inflazione shock: 5 milioni di famiglie avranno perdite da €1.366

Già nel mese di marzo il tasso di inflazione è arrivato al 7%. Gli effetti di questa condizione di crisi sono ricaduti principalmente sulle famiglie a basso reddito, ovvero quelle che percepiscono meno di €15.000 all’anno.

A farne le spese saranno oltre 5 milioni di famiglie italiane, per le quali il saldo finale tra redditi e consumi potrebbe far registrare un risultato negativo medio di €1.366.

La causa principale che si cela dietro questa grave crisi è l’aumento dei costi relativi ai consumi di energia e dei generi di prima necessità.

Inflazione shock: le conseguenze per le famiglie italiane

Secondo le stime della direzione studi e ricerche del gruppo Intesa Sanpaolo, gli effetti dell’inflazione shock, che hai investito il nostro paese, si abbatteranno principalmente sulle famiglie più povere. Ci stiamo riferendo ai nuclei familiari che si collocano nel primo quintile di reddito, ovvero al di sotto di €15.000 annui.

Le cause dell’inflazione sono dovute principalmente allo stop produttivo causato dal lockdown e alla crisi energetica legata al conflitto tra Ucraina e Russia.

Durante la pandemia da Covid-19 il mondo della produzione è rimasto bloccato. Contemporaneamente i cittadini sono stati chiusi in casa, condizione che ha richiesto un numero maggiore di servizi, di prodotti e di attività.

Tutto questo ha portato alla necessità di produrre più beni in un momento di grande difficoltà. In sostanza, l’offerta non è stata in grado di rispondere alla domanda del mercato, provocando un inevitabile innalzamento dei costi e la conseguente crescita dell’inflazione.

A peggiorare il quadro ha contribuito un’enorme richiesta di energia, che ha fatto crescere in maniera esponenziale il prezzo di gas naturale e petrolio. Il tutto è stato ulteriormente inasprito dal conflitto in Ucraina e dalla dipendenza dal gas russo, di cui l’Italia è dipendente per il 60% del suo fabbisogno.

Quelle appena descritte sono state le premesse che hanno fatto salire il tasso di inflazione a marzo 2022 al 7% e continueranno ad influire su questo fattore.

Effetti della crisi e previsioni

Per capire in che modo l’inflazione aggrava la condizione delle famiglie italiane basta immaginare di avere un deposito bancario di €10.000.

Con ogni probabilità alla fine del 2022 l’estratto conto farebbe registrare un -7%. Vorrebbe dire che ogni cittadino avrebbe maturato una perdita del potere di acquisto di €700 e ovviamente, il valore aumenta in base al deposito bancario.

La crisi sanitaria energetica ha reso davvero difficile prevedere in anticipo il tasso di inflazione al quale si sarebbe andato incontro. Per questo motivo le previsioni della Commissione Europea hanno fatto registrare un margine di errore piuttosto elevato.

Ad oggi è estremamente difficile capire in che modo l’inflazione agirà sull’economia europea e italiana, nei prossimi mesi.

Finora il Governo ha stanziato fondi per risolvere il problema della crisi energetica. Purtroppo, però, le risorse messe a disposizione non sono sufficienti.

Inoltre, va ricordato che non sono solo i privati ad essere fortemente colpiti da questa crisi, ma anche le piccole e medie imprese che registrano una flessione degli ordini totali per la manifattura.

Quella luce di speranza che si stava intravedendo dalla fine del 2021 l’inizio del 2022 con la crescita dell’export al +5,8% (valore superiore al periodo pre-covid) è stata bruscamente spenta.

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