L’inflazione negli Usa e il mercato del lavoro hanno fatto emergere in concomitanza con il mutamento della politica monetaria la possibilità di una crisi economica. Ecco il ruolo dei titoli value.
Anche la spesa per la sicurezza energetica e la Difesa genereranno inflazione. Si attende perciò un cambio di scenario che verrà scontato in anticipo sul mercato azionario.
La situazione potrebbe peggiorare nei prossimi mesi, dopo che i leader europei hanno annunciato pochi giorni fa di voler vietare parzialmente il petrolio russo. In questo contesto, lo scorso 31 maggio Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia ha confermato come l’economia italiana è, con quella tedesca, tra le più colpite dall’aumento del prezzo del gas. Nel documento della relazione si legge; “In gennaio ci attendevamo che il prodotto tornasse sul livello precedente lo scoppio della pandemia e intorno a questo periodo prefiguravamo una solida espansione, superiore in media al 3%.
Il governatore ha messo così in guardia dagli sviluppi avversi del prolungamento del conflitto già capaci ora di rimettere in discussione le politiche economiche e le prospettive di crescita. Oltre a questo, l’elevato debito pubblico espone l’economia italiana a molti rischi, inclusa la volatilità dei mercati.
Passare dai titoli growth a quelli value
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da tassi di interesse in calo e bassa inflazione. Questo contesto ha favorito sia azioni che obbligazioni. Oggi lo scenario sta cambiando; in una prospettiva di lungo termine è meglio preferire i titoli value a quelli growth.
Nel settore azionario i titoli growth appartengono ad aziende di dimensioni medio piccole, caratterizzate da recenti elevati tassi di crescita e con potenziale ancora inespresso. I titoli value invece sono titoli di società solitamente di grandi dimensioni, con un business consolidato e caratterizzate da una distribuzione di dividendi regolare e importante nel tempo.
Questo genere di azioni performa meglio quando il mercato o il ciclo economico è in una fase recessiva. Questo stile di gestione non si pone l’obbiettivo di ottenere guadagni straordinari ma piuttosto di proteggere il capitale, consentendo al contempo di valorizzarlo nei limiti del contesto finanziario ed economico.
Nel giro di alcuni mesi, il cambiamento nel contesto dei tassi di interesse ha indotto gli investitori a rivalutare la redditività sul lungo termine di società con solidi fondamentali. Ricavi e utili possono premiare l’investitore che si basa sui profitti attuali piuttosto che sul potenziale maggiore guadagno in un lontano futuro. La riduzione dell’orizzonte di crescita ha reso molto più incerto il potenziale e messo in risalto titoli come quelli value, in particolare quelli di elevata qualità e meno ciclici.
Oltre a questo lo scenario presente e futuro appare ideale per una presenza in portafoglio dei metalli preziosi. I metalli preziosi possono essere un ottimo spunto di investimento quando l’inflazione è superiore ai tassi di interesse. L’aumento dei tassi previsto e il loro valore storicizzato li rende ottimali soprattutto in un contesto di scarsità e di forte incertezza. Durante l’ultimo periodo di stagflazione nel 1970 la situazione aveva molte analogie con quella attuale; I prezzi di alcuni cereali come mais e grano sono almeno triplicati, l’oro è passato in nove anni dai 36,56 dollari all’oncia ai più di 400. L’argento ha ottenuto risultati ancora migliori, passando da meno di 2 dollari nel 1970 a più di 30 dollari alla fine del 1979.