Indennità di accompagnamento revocata o sospesa: la legge prevede diverse casistiche che fanno perdere i requisiti al beneficiario.
Secondo quanto stabilito dalla legge, l’indennità di accompagnamento è una prestazione erogata in favore dei soggetti affetti da disabilità grave al 100%. A tali categorie di cittadini vengono riconosciute le tutele garantite dalla legge 104, che non hanno nulla a che vedere con l’indennità in questione.
Secondo quanto stabilito dalla normativa italiana, i soggetti affetti da disabilità grave al 100% hanno diritto all’indennità di accompagnamento. Si tratta di una prestazione assistenziale indirizzata in favore dei disabili gravi, in modo tale da permettere loro di poter ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno.
La prestazione assistenziale è riconosciuta a determinate categorie di soggetti invalidi, ma può anche essere revocata o sospesa in presenza di particolari condizioni.
L’indennità di accompagnamento è una prestazione assistenziale erogata dall’istituto previdenziale in favore di invalidi al 100% che hanno difficoltà a compiere gli atti di vita quotidiana.
Grazie al sussidio, il disabile ha la possibilità di ricevere l’assistenza necessaria rimanendo a casa propria. E, duqnue, senza aver bisogno di essere ricoverato in una struttura. Non a caso, qualora il disabile dovesse essere ricoverato in una struttura a carico dello Stato, l’INPS dispone la sospensione della prestazione economica. Quando il disabile tornerà nuovamente nella propria abitazione, potrà percepire l’assegno regolarmente
Diverso è il discorso in caso di revoca dell’indennità di accompagnamento, che si verifica quando il soggetto perde i requisiti che danno diritto alla prestazione.
Ad esempio, è possibile andare incontro alla revoca dell’indennità in caso di espatrio del soggetto interessato. Infatti, secondo quanto stabilito dalla normativa italiana, l’indennità di accompagnamento può essere percepita solo in territorio italiano.
Inoltre ricordiamo che l’INPS, l’ente erogatore del servizio, ha il diritto di effettuare convocazioni a visita dell’invalido. Così facendo, l’istituto verifica il possesso dei requisiti che danno accesso all’indennità di accompagnamento.
Nel caso in cui il soggetto non dovesse risultare essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge e, dunque, non risultasse invalido totale o non autosufficiente, l’istituto può disporre la revoca della prestazione.
Quando il soggetto affetto da disabilità viene ricoverato presso una struttura a carico dello Stato per un periodo superiore a 30 giorni, la legge prevede la sospensione dell’indennità. Tale condizione non si verifica, ad esempio, in caso di day hospital o ricovero o per ricoveri per un periodo limitato in ospedale.
Nel caso in cui, il ricovero del soggetto disabile non autosufficiente dovesse durare più di 30 giorni, l’INPS ha la possibilità di chiedere ai beneficiari di effettuare comunicazione dell’evento tramite modello INVCIV.
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