Sono otto giorni di grande incertezza in cui Germania e Ue si preparano a eventuali nuovi cali delle forniture di gas provenienti dalla Russia.
Già lunedì Gazprom ha ridotto di circa il 30% l’afflusso verso l’Italia.
Gazprom ha interrotto le forniture passanti attraverso Nord Stream per la manutenzione annuale del suo gasdotto. Ciò che è un’operazione di routine è oggi percepita alla luce delle forti tensioni un pericolo per la tenuta dell’intera eurozona.
Nel fine settimana il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, ha parlato di situazione senza precedenti in cui “tutto è possibile”. La posizione della Germania la espone in prima linea a danni economici che possono avere ripercussioni importanti e gravi.
Un calo significativo o un’interruzione completa porterebbe il paese nella peggiore recessione dalla seconda guerra mondiale. La Commissione di Ursula von der Leyen è sulla stessa linea. La Germania ha convinto il Canada a violare le sue stesse sanzioni restituendo la turbina necessaria a Gazprom per effettuare i lavori.
Mosca cerca ogni pretesto per fare ciò che vuole della sua materia prima, violando i contratti e modificando le esportazioni come ritorsione nell’intromissione dell’Ue e dell’occidente nella guerra in Ucraina. A prescindere da quanto gas passerà via Nord Stream, Putin sta già usando la materia prima per indebolire oltre l’Ue. Gazprom ha rifiutato di aumentare la quantità di gas attraverso Yamal, così alcuni Paesi ricevono molto meno gas dalla Russia, pagandolo molto di più.
Oggi la proposta di Draghi di un tetto al prezzo del gas trova sempre terreno fertile, mentre l’Italia mantiene prudenzialmente lo stato di pre allerta. Al monitoraggio costante dei flussi non seguono per ora misure emergenziali come quelle di razionamento dell’energia o di risparmio straordinarie.
Il Mite precisa che “la riduzione di circa il 30% sulle forniture di gas equivale in valore assoluto a circa 10 milioni di metri cubi al giorno”. Queste possono essere compensate dalle altre forniture che il governo si è assicurato con il piano di diversificazione portato avanti negli ultimi mesi.
Seguendo la linea tedesca, la Commissione punta ad accelerare i piani e gli investimenti per facilitare l’installazione delle energie rinnovabili, tra queste: idrogeno, biogas e biometano.
È così che se la Russia il giorno 22 luglio decidesse di non riaprire Nord Stream 1 al termine delle manutenzioni con qualsiasi tipo di pretesto, farebbe saltare prima di tutto l’Euro. La moneta unica ha raggiunto la parità sul dollaro ma potrebbe ulteriormente svalutarsi. Le conseguenze non sono omogenee per tutti i Paesi, nonostante il mercato unico i paesi nordici pagano l’energia una frazione di quanto si paghi nel continente. Spagna e il Portogallo sono collegati con numerosi rigassificatori LNG, mentre Paesi i più esposti rimangono Francia, Italia e Germania.
Nel frattempo, i mercati procedono a ribasso, sorpresi dal dato sull’inflazione Usa arrivato all’9,1% contro 8,8% atteso dagli analisti. I prezzi al consumo a giugno negli Stati Uniti sono sui massimi in oltre 40 anni. Se il segnale può far proseguire la politica monetaria aggressiva la Bce è costretta a muoversi su tutt’altri scenari.
Una situazione congiunturale che rischia di avvitarsi, a cui l’Italia cerca di correre ai ripari accelerando sui provvedimenti per sostenere i salari e proteggere il potere d’acquisto. Il Governo per voce del premier sembra estremamente chiaro: “Le risposte si devono dare immediatamente”, aspettare la legge di Bilancio sarebbe troppo tardi.
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