Si può andare in pensione prima e con un assegno più alto, ed è lo stesso Istituto di previdenza nazionale sociale a confermarlo. Passaggi e mosse da porre in essere.
Andare in pensione può essere arduo, specie per chi ha una condizione contributiva non tanto “semplice”. Oggi la maggior parte dei cittadini si trova in questa situazione, complice un mercato del lavoro precario che non predispone di condizioni valide alla stabilizzazione. Ogni tanto, vengono fuori dei sistemi vantaggiosi, per cui andare in pensione prima e con un assegno più alto non è un sogno.
Che il sistema contributivo non sia “molto buono” sul fronte previdenziale, non è un mistero. Ma molti non sanno che dietro tanta burocrazia e blocchi di sistema, ci sono delle piccole positività che vanno colte al volo. Sicuramente è chiaro che il calcolo retributivo risalente al periodo precedente il 1995, era conveniente per i cittadini, ma pare esser rivolto solo al passato e per alcune categorie ristrette.
La maggior parte devono fare i conti con il secondo che attiene alle ultime retribuzioni e ai meccanismi dei coefficienti di trasformazione. Si tratta ci cifre in percentuali che fanno paura a chiunque debba andare in pensione. Anche perché cambiano ogni due anni, e all’aumentare dell’età media, fan diminuire gli importi pensionistici poiché lo Stato ha difficoltà nel sostenere i costi per troppo tempo.
Nonostante ciò, se l’INPS però propone comunque quest’ultimo. Vuol dire che ci sono delle positività non di poco conto che non tutti conoscono. Scovarle e imparare a gestirle fa la differenza.
Non solo in pensione prima, ma con un assegno molto più alto: base normativa
Arrivati a questo punto però è bene fare una precisazione. Il calcolo dei sistema contributivo potrebbe avere delle positività, quindi non solo criticità, ma non per tutti. Analizzare ed aver chiara la propria situazione dal principio, facilita e velocizza le mosse successive. Anche per capire se davvero si può essere destinatari dei benefici o no. Andare in pensione prima e con un assegno alto fa gola!
Chi utilizza la scorciatoia dell’Opzione Donna con 60 anni e 35 di contributi per aver iniziato a lavorare nell’89, ha timore di subire un forte taglio se opta per questa misura. Si prevede un 30% circa. Ed è il sistema da usare che modifica la questione. Infatti, se il contributivo si basa specificatamente sui versamenti del lavoratore, il misto si base anche sul retributivo fino al 1995.
La criticità maggiore è che il contributivo attiene ai versamenti che possono, non sempre, essere rivalutati, ed ottenere, anche qui non in tutti i casi, degli aumenti per la moltiplicazione con i coefficienti. Pertanto non si scappa, chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, subisce il trattamento del sistema contributivo che si applica sia sui contributi lavorativi che quelli di natura figurativa.
L’opzione donna o la Quota 103 prevedono il calcolo contributivo anche per chi avrebbe diritto al calcolo misto. E questa condizione, per quanto assurda, risulterebbe persino più vantaggiosa. La ragione? Perché chi ha accumulato pochi contributi nel periodo contributivo, ha maggiori positività con questo sistema. Al contrario, perderebbe tanti soldi. E non solo, si parla anche di tempo, perché si esce prima dal mondo del lavoro.
L’opzione donna permette di pensionarsi a 59 anni, ottenendo 8 anni di pensione in più rispetto al procedimento ordinario che prevede il trattamento pensionistico a 67 anni. Anche la Quota 103 che consente la pensione a 62 anni con 41 di contributi ha i suoi vantaggi, anche se meno evidenti poiché l’anticipo è di soli 22 mesi dal sistema ordinario.
Infine, chi negli ultimi anni di lavoro è diventato autonomo o ha ricevuto stipendi più bassi, potrebbe trovare calcolo contributivo i suddetti vantaggi, perché le ultime retribuzioni incidono meno sul calcolo.