Il Patto di stabilità rimarrà sospeso anche per tutto il 2023, ma rimane alta la preoccupazione per i conti pubblici da sostenere con la riforma delle pensioni e l’aumento indiretto delle imposte.
La Commissione europea attende fino al 2024 e si riserva il diritto di aprire la procedura d’infrazione per deficit eccessivo a carico di alcuni paesi.
L’Italia è tra questi; il nostro Paese deve riuscire a soddisfare le richieste di Bruxelles pattuite per ricevere i finanziamenti straordinari del Pnrr. L’invito al governo di Mario Draghi è di limitare la crescita della spesa corrente e soprattutto accelerare sulle riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Revisione delle aliquote fiscali, allineamento dei valori catastali e riduzione delle esenzioni e deduzioni fiscali. Sono i temi più difficili su cui la maggioranza di governo deve mettersi d’accordo. Il rallentamento dell’economia e la fragilità dei conti pubblici fanno il paio con le divisioni interne sempre più pronte a formulare una nuova maggioranza con l’avvicinarsi delle prossime elezioni.
Non sarà quasi certamente Draghi a raccogliere la sua stessa eredità. Tra un anno al massimo, le elezioni politiche decreteranno la nascita di un nuovo governo. La fiducia degli investitori e le relazioni con le istituzioni dell’Italia cambieranno. Le stime dell’Ue parlano di una crescita del Pil del 1,9% per il 2023. Nonostante questo il più alto rapporto debito PIL dopo la Grecia fa del nostro Paese l’osservato speciale per osservare gli effetti della politica economica dell’eurozona, in particolare in due date chiave.
Le due date chiave per il rialzo dei tassi di interesse e la tenuta dei conti pubblici
Le due date chiave sono luglio, quando ci sarà il primo aumento dei tassi dal 2011, e settembre, quando i tassi di riferimento dovrebbero essere portati a zero. Attualmente i tassi della Bce sono a meno 0,5%. Secondo Lagarde: “Sulla base delle attuali prospettive, è probabile che potremo uscire dai tassi di interesse negativi entro la fine del terzo trimestre”.
L’Italia ha iniziato sotto Draghi un 2022 di crescita sostenuta e di riforme strutturali. Tuttavia secondo una lunga analisi sul Financial Times, ci sono alcuni elementi che inducono al pessimismo. La forte dipendenza energetica dalla Russia e l’impossibilità di sostenere la crescita senza aumentare le ricadute sul debito nel medio periodo.
Lo stesso Draghi è stato redarguito sui conti pubblici che avrebbero dovuto essere uno degli esempi positivi del suo prestigio. Il Governo non si sarebbe mostrato in grado di contenere la spesa corrente, slegata dai fattori eccezionali degli ultimi anni. Per compensare le entrate fiscali la commissione europea pretende una modifica del catasto, con aumenti dei suoi valori; i valori catastali incidono sulla determinazione di una serie di imposte, oltre che dei redditi ISEE con conseguenze inevitabili per le tasche dei cittadini.