Il sistema pensionistico ed i dubbi alimentati da una modalità di calcolo che spesso non convince anzi. Tutti i dettagli del caso.
Quando potremmo andare in pensione? E soprattutto con quale importo mensile? La domanda che si pongono un po’ tutti no? La domanda è lecita e chiaramente riguarda qualsiasi lavoratore che si rispetti anche se realisticamente parliamo di dinamiche che avranno luogo tra almeno vent’anni in media. Eppure gli italiani vogliono saperlo, i lavoratori chiedono di conoscere la propria situazione pensionistica con largo anticipo. Operazione in teoria azzardata perchè ad oggi non conosciamo ancora quale potrebbe essere il sistema pensionistico in vigore tra molti anni. Resta la concezione attuale, il sistema misto, contributivo retribuito cosi come da quasi trent’anni a questa parte.
Si considerano in questo caso per superare il misto e passare al contributivo puro coloro i quali erano già al lavoro prima del 1996, per il resto non è ancora chiaro cosi come anticipato cosa andrà a verificarsi ed attraverso quale sistema andremo a considerare la nostra pensione tra quindici o vent’anni. La situazione è molto particolare, questo è risaputo e sappiamo bene quanto oggi il Governo sia al lavoro per produrre un nuovo sistema, una nuova visione per quel che riguarda l’impianto che andrà a regolare e gestire le pensioni degli italiani nei prossimi anni. L’esecutivo è dunque all’opera, nel frattempo però, qualcuno potrebbe conoscere in anticipo l’importo della propria pensione utilizzando pochissime informazioni assolutamente però determinanti.
Il limite fissato per coloro i quali godono ancora del sistema misto è il 2035, fino a quel momento infatti si agirà prendendo in considerazione sia aspetti contributivi che retributivi, qualcosa che in qualche modo oggi è ancora tutta a vantaggio del lavoratore. Quello che invece succederà dopo con il contributivo secco per dirla cosi, porterà ad un graduale abbassamento della soglia mensile dei vari livelli di pensione. Questo perchè, in teoria non sarà assicurata una base di contributi fissi e di conseguenza gli importi andranno ad abbassarsi. Dinamica che è dettata anche dal fatto che con il passare degli anni sempre meno lavoratori hanno goduto di posizioni di stabilità professionale. Quindi più anni di contributi e vantaggi indubbi anno dopo anno.
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Abbandonando il sistema retributivo, che come è intuibile prevede la presa in considerazione delle soglie di retribuzione si andrà a considerare importi di pensioni mensili sempre più bassi. Con il passare degli anni, poi, prendendo in considerazione la carriera degli attuali quarantenni andremo a notare come andranno ad essere meno considerati gli anni di contributi. Questo chiaramente perchè con il passare degli anni sempre meno lavoratori hanno iniziato la propria carriera da giovanissimi e soprattutto essendo stabilmente occupati. Il futuro, insomma, dei lavoratori sarà contraddistinto, di questo passo da assegni mensili più bassi e maggiore incertezza.
Il Governo è quindi all’opera per immaginare una nuova visione dell’intero impianto pensionistico. Una misura, più di una semplice misura che vada a colmare le evidenti lacune di quello che oggi è di fatto il nostro sistema pensionistico. I lavoratori italiani dal canto proprio attendono un nuovo provvedimento che andrebbe anche a gratificare in ogni caso gli anni di lavoro. L’esecutivo non nega le difficoltà nel concepire un sistema che non produca gli stessi “buchi” prodotti ad esempio da quota 100, di fatto abbandonata prima del tempo come proposta. Il futuro insomma ha bisogno di grosse novità nuovi punti di vista. Il Governo, il paese e soprattutto i lavoratori ne hanno bisogno. Si spera, nel minor tempo possibile.
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