Il tema pensioni è assolutamente centrale negli ultimi mesi, il Governo è al lavoro per intervenire seriamente sulla questione.
I dubbi dei contribuenti, dei lavoratori che a breve potranno finalmente andare in pensione sono tanti, a cominciare dalla comprensione vera e propria di determinate dinamiche che al momento non appaio del tuto chiare a tutti. I dubbi dei lavoratori italiani persistono dunque sulla durata del profilo contributivo del lavoratore e su quella che dovrà poi essere la sua età anagrafica per consentirgli di staccare finalmente con il lavoro e godersi il resto della propria vita in completo relax, almeno questo è quello che ci augura. I dubbi insomma aumentano, mese per mese, le posizioni si accavallano e nulla sembra essere molto chiaro. Per i lavoratori italiani, la pensione comincia ad essere qualcosa di poco comprensibile.
Due le informazioni che sembrano chiare, almeno in teoria, rispetto all’impianto del sistema pensionistico attualmente in uso. Anagraficamente l’età limite per poter andare in pensione, oggi, è di 67 anni. Per quel che riguarda il nodo contributi, invece, il discorso cambia. In quel caso risultano necessari per godere di un importo mensile considerato dignitoso almeno 20 anni di contributi. Il nodo per gli italiani si sviluppa esclusivamente in merito a questa dinamica, considerato che non si ha chiaro quanto sia possibile percepire mensilmente con una situazione di fatto simile a quella che caratterizza il minimo standard per accedere alla pensione.
Rebus pensioni, è possibile con 20 anni di contributi? Ecco quando si andrebbe a guadagnare
Gli esempi che possono essere azzardati riguardano tutti chiaramente una ipotesi generale che prende in considerazione reddito del lavoratore e numero di contributi versati nel corso degli anni. Ciò che è importante stabilire, in questo caso è il montante contributivo, sul quale va applicato, inoltre il coefficiente di trasformazione. Il montante contributivo per quel che riguarda i lavoratori subordinati è pari al 33% della cifra annua percepita. Nel caso invece del coefficiente di trasformazione parliamo del 5,575% nel caso di lavoratori di 67 anni con 20 anni di contributi.
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Un esempio pratico, potrebbe farci considerare il caso di un lavoratore che mediamente porta a casa una retribuzione lorda di 30mila euro. Il montante contributivo, in questo caso, con 20 anni di contribuzione sarebbe pari a 198mila euro. Se vogliamo calcolare la pensione che il lavoratore andrà a percepire partendo da questo fattore parliamo di una quota di 11mila euro lordi l’anno. In questo caso bisogna anche considerare il fato che l’importo minimo della pensione deve essere almeno 1,5 volte l’assegno sociale. In conclusione, la cifra che alla fine dovrebbe riguardare la pensione del lavoratore dovrebbe essere stabilita in 690,42 euro lordi mensili, per quel che riguarda l’anno di riferimento 2021.