Le dimissioni del Governo Draghi potrebbero far saltare importanti novità sull’Rdc, mettendo in stand-by un cambiamento che in tanti attendevano.
Prima della crisi di Governo e delle conseguenti dimissioni del Premier Mario Draghi erano previste una serie di importanti novità che, data la situazione attuale, sono finite in stand-by.
In attesa delle prossime elezioni d’autunno e della nomina di un nuovo esecutivo, il Governo dimissionario dovrà occuparsi dei cosiddetti “affari correnti”. Per questo motivo, alcune importanti modifiche resteranno in stand-by, tra cui anche quelle relative al reddito di cittadinanza.
Quel che è certo, è che entro la fine del mese dovrà essere approvata la conversione in legge del Decreto Aiuti. Quest’operazione permetterà di rendere applicabili una serie di misure, tra cui gli incentivi economici pensati per dare un sostegno è alle famiglie, che risultano attualmente in difficoltà a causa dell’infezione e dei rincari dei generi di prima necessità.
Al suo interno è previsto anche un emendamento, che fa riferimento all’istituto del reddito di cittadinanza. Ci stiamo riferendo ad una modifica molto importante, che in tanti stavano attendendo. Ma c’è il rischio concreto, che l’emendamento resti bloccato.
Di fatto, non è ancora chiaro in che misura il Governo dimissionario possa intervenire su un argomento così importante.
Probabilmente, infatti, le importanti novità sull’Rdc non rientrano nella sfera degli “affari correnti”.
In vista della conversione in legge del Decreto Aiuti, prevista per la fine del mese di luglio, sarebbe dovuta arrivare un’importante novità che faceva riferimento all’istituto del reddito di cittadinanza. Si tratta di una modifica particolarmente significativa, tanto da essere ribattezzata la norma “spazza divani”.
Lo scopo della modifica era quello di rendere più stringente le norme relative al reddito di cittadinanza. L’obiettivo era quello di ridurre il periodo di permanenza del beneficiario all’interno di questo regime.
Grazie alla nuova proposta, infatti, anche gli imprenditori avranno la possibilità di proporre un’offerta di lavoro a coloro che percepiscono il sussidio economico. Ci riferiamo, dunque, ad una chiamata diretta che andrebbe a evitare l’intermediazione dei Centri per l’Impiego.
In questo modo, sarebbe possibile snellire il meccanismo, fermo restando che andrà comunque effettuata la comunicazione ai Centri per l’Impiego o al navigator, in merito all’eventuale accettazione o rifiuto dell’offerta.
Al momento della sua introduzione, era stato stabilito che i percettori di reddito di cittadinanza hanno la possibilità di rifiutare per ben tre volte un’offerta di lavoro “congrua”. Tuttavia, con l’approvazione della Legge di Bilancio 2022, il limite dei rifiuti possibili, prima della decadenza del diritto al sostegno, è sceso da 3 a 2.
La prima offerta di lavoro, proposta al percettore dell’Rdc, può arrivare entro 80 km dal luogo di residenza, mentre la seconda può provenire da qualsiasi parte d’Italia, senza alcun limite di distanza.
Con ogni probabilità, l’emendamento previsto nella legge di conversione del Decreto Aiuti non potrà essere applicato. Perché non rientra negli “affari correnti”, di cui può al momento occuparsi il Governo dimissionario.
Ricordiamo, inoltre, che la proposta è ancora in fase di discussione parlamentare. Ma, prima della crisi di Governo, era stata approvata dalla maggior parte delle forze politiche presenti in Parlamento. In tale occasione, avevano votato, a favore dell’approvazione dell’emendamento, anche gli esponenti di centro-destra, fatta eccezione per il MoVimento 5 Stelle.
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