Hai mai pensato a cosa succederebbe se potessi prevedere l’andamento del mercato con un pizzico di statistica? Un ragazzo ci ha provato, e i risultati sono più interessanti di quanto immagini. Una serie di numeri, raccolti con pazienza e curiosità, può trasformarsi in una bussola in grado di orientarti nel mare agitato della finanza.
Se ti sei mai chiesto se conviene davvero investire sul lungo periodo o se esistono pattern nascosti tra le righe del passato, allora questa storia fa proprio al caso tuo.

Lasciati sorprendere da quello che può insegnarti uno studente con tanta voglia di capire come funziona davvero il mondo dei mercati. Una riflessione concreta che parte da un indice leggendario: il Dow Jones.
Giorgio ha ventiquattro anni, studia statistica dei mercati e ha una passione autentica per i numeri. Non quelli astratti, ma quelli che raccontano storie reali. Ha deciso di analizzare tutti i rendimenti annuali del Dow Jones dal 1898 fino a oggi. Un secolo abbondante di dati, tra guerre, crisi, boom economici e crolli improvvisi.
Non cercava formule magiche. Voleva capire se tra quei numeri si nascondeva un filo conduttore. Ha iniziato calcolando quanti anni sono stati positivi e ha scoperto che circa il 70% degli anni del Dow Jones ha chiuso in rialzo. Una buona notizia per chi investe nel lungo termine.
Poi ha analizzato i rendimenti: un anno positivo porta mediamente un +16%, mentre uno negativo si chiude con circa -13%. Questo squilibrio gioca a favore di chi resta investito nel tempo. I numeri mostrano che, nonostante i periodi difficili, la borsa americana tende a salire.
Gli anni più deboli nel ciclo di un decennio
Giorgio si è spinto oltre: ha diviso i dati secondo la posizione di ogni anno all’interno del decennio, dal primo al decimo. Così ha scoperto che ci sono momenti ricorrenti in cui il Dow Jones tende a essere più fragile.

Gli anni 1 e 2 del decennio mostrano una frequenza maggiore di chiusura in negativo. Anche il settimo e l’ottavo anno si sono rivelati più instabili del resto. Non si tratta di regole fisse, ma di schemi che si sono ripetuti spesso nel corso del tempo.
Questa consapevolezza non serve a evitare quegli anni, ma a prepararsi. Giorgio è convinto che la statistica finanziaria non dia certezze, ma strumenti per affrontare l’incertezza con più lucidità. Sapere che alcuni anni possono essere più turbolenti ti aiuta a non farti prendere dal panico quando il mercato traballa.
I dati non dicono il futuro, ma raccontano il passato. E a volte, il passato ci lascia indizi utili per orientare il nostro presente. Forse non si tratta di prevedere, ma di leggere con attenzione ciò che è già sotto i nostri occhi.