L’insider trading meno sanzionato in Italia, il Senato italiano ha dato l’ok per il passaggio della riforma delle leggi in merito
Nel 2025, il Senato italiano ha avviato un processo di depenalizzazione dell’insider trading, una decisione che sta sollevando un acceso dibattito tra operatori di mercato, giuristi e investitori. L’insider trading si riferisce all’utilizzo di informazioni riservate per comprare o vendere titoli finanziari prima che queste diventino di pubblico dominio.
Questo comportamento ovviamente va a creare un vantaggio sleale per chi possiede tali informazioni che può andare a creare dinamiche di sfiducia sul mercato. In molti Paesi, tra cui l’Italia, è considerato un reato con severe sanzioni penali e amministrative. L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di semplificare il quadro normativo generale di settore e ridurre anche il ricorso alle sanzioni penali, riservandole solo ai casi più gravi.
Ma quali saranno le conseguenze di questa riforma e come cambieranno le regole per chi opera sui mercati finanziari? Cerchiamo di fare chiarezza su questi punti per capire meglio gli intenti del Senato e cosa cambierà per gli attori principali.
Il disegno di legge approvato dal Senato prevede una revisione complessiva delle sanzioni relative all’insider trading, spostando il focus sulla regolamentazione amministrativa piuttosto che su quella penale. La Consob, Commissione nazionale per le società e la borsa, avrà un ruolo centrale nella gestione delle sanzioni per le società quotate, intervenendo principalmente con multe e provvedimenti di carattere amministrativo, invece che penale.
L’idea alla base della riforma è che l’intervento penale debba essere limitato solo ai casi più gravi, come ad esempio l’utilizzo di informazioni privilegiate su larga scala o la manipolazione dei mercati attraverso comunicazioni tardive e fuorvianti.
Attualmente, l’insider trading è disciplinato dall’articolo 184 del Testo Unico della Finanza, che prevede pene severe: da due a dodici anni di reclusione e multe fino a tre milioni di euro. La depenalizzazione comporterebbe una revisione di tutte queste sanzioni, limitando la detenzione ai casi più eclatanti e lasciando alla Consob la gestione della maggior parte delle violazioni. In pratica, i comportamenti considerati meno gravi verrebbero puniti con sanzioni economiche piuttosto che con il carcere.
Un altro punto centrale della riforma riguarda poi la volontà di istituire un tribunale unico per gli appelli sulle decisioni della Consob, che dovrebbe essere il TAR della Lombardia. Questa scelta mira a rendere più efficiente la gestione delle controversie finanziarie, affidandole a un organo specializzato che avrà giudici esperti di diritto economico evitando così di frammentare le decisioni giudiziarie e avere la possibilità di uniformare l’interpretazione delle norme, lasciandole a giudici specializzati nel settore.
Oltre alla questione delle sanzioni, la riforma ridefinisce anche le figure coinvolte nell’insider trading. Infatti gli insider primari, ossia coloro che hanno accesso diretto a informazioni privilegiate, potrebbero continuare a essere soggetti a sanzioni più severe rispetto agli insider secondari, che ricevono le informazioni indirettamente. Inoltre, resta in vigore il principio del concorso di reato, che consente di punire anche chi, pur non essendo un insider diretto, avrebbe partecipato in qualche modo alla diffusione illecita di informazioni sensibili.
La depenalizzazione dell’insider trading si pone come un passo verso una maggiore flessibilità normativa, ma solleva anche interrogativi sull’equilibrio tra la tutela del mercato e l’efficienza del sistema sanzionatorio. Se da un lato si può parlare di una concreta riduzione del peso della giustizia penale in un contesto finanziario come quello dell’insider trading, dall’altro resta il rischio che la deterrenza nei confronti degli abusi di mercato possa diminuire, andando a influenzare negativamente gli equilibri di mercato. Il dibattito è ancora aperto e saranno i prossimi mesi a determinare l’impatto reale di questa riforma sui mercati italiani.
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