Il programma del centrodestra sulle pensioni è piuttosto articolato ma l’esito dipenderà da quale dei tre leader prenderà più voti.
Sono infatti già in disaccordo su come utilizzare i fondi per contribuire al miglioramento del sistema previdenziale.
Considerato il trend demografico il pensionamento diventa e sarà sempre più un problema di difficile soluzione con interventi che vengono modificati quasi a ogni Governo. Pensionamento e tassazione sono i temi portanti del centrodestra, Matteo Salvini continua la sua battaglia per cancellare la riforma Fornero.
Se la Lega avesse il maggiore consenso potrebbe spingere con esiti dubbi affinché ciò avvenga. Il limite è dato dalla stessa Giorgia Meloni che in modo più realistico tende in favore di misure selettive e rivolte a determinate categorie.
Pensioni le due versioni possibili di Quota 41 e la proposta di Forza Italia
Nell’ultima legislatura il tema pensioni ha avuto molto spazio, con Lega e 5 Stelle che hanno voluto lasciare il segno sul modello del nuovo Stato Sociale. Il risultato è stata l’approvazione di Quota 100 che ha permesso di andare in pensione al compimento dei 62 anni di età avendo maturato almeno 38 anni di contributi. Tuttavia la Lega ha come obbiettivo Quota 41, in maniera più semplificata la misura permetterebbe di andare in pensione, a prescindere dall’età minima al raggiungimento di 41 anni di contributi.
L’intenzione di Salvini non è perciò quella di creare qualcosa di nuovo, ma estendere un sistema già esistente per un piccolo numero di lavoratori a tutti. In questo modo si va a realizzare una riforma che migliora il sistema previdenziale ma ne peggiora il peso economico. Secondo le stime Inps Quota 41 costa circa 1,3 miliardi di euro all’anno con i primi 4 miliardi già dopo il primo anno.
Per questo Quota 41 potrà essere riveduta; nel dettaglio la misura è fruibile a patto di accettare un ricalcolo interamente contributivo della pensione.
Berlusconi promette pensioni minime a mille euro più tredicesima
Per quanto riguarda Berlusconi invece ha promesso come già realizzato nel 2001 un incremento delle pensioni minime fino a 1000 euro per tutti gli aventi diritto. Più nel dettaglio, nel 2001 si parlò di un milione di lire; perciò, l’importo minimo venne aumentato fino a 516,46 euro mensili. L’aumento non fu però indiscriminato e non riguardò tutte le categorie di pensionati. La legge assegnò l’aumento ai soggetti con più di 70 anni e di 60 nel caso di persone invalide, con un reddito annuo non superiore a 6.713,98 euro.
Allora il costo del provvedimento fu di quasi 2,2 miliardi di euro all’anno. Secondo i dati del 2020 le pensioni che non arrivavano ai mille euro sono la maggioranza: circa 13,6 milioni, quasi il 60% del totale. I costi stimati per aumentare 4,1 milioni di pensioni superiori a 500 euro e inferiori a mille è di circa 7 miliardi. A questi si aggiungerebbero circa 3,4 miliardi per aumentare l’importo di circa tre milioni di assegni di invalidità, supponendo per questi un valore medio di 420 euro.