Se il Bitcoin potrà diventare un nuovo bene rifugio potrà dirlo solo l’evoluzione dei mercati finanziari, ma è importante comprendere quali saranno i nuovi scenari
Il Bitcoin ha attraversato una trasformazione significativa nella percezione degli investitori e dei mercati finanziari. Nato come un asset altamente volatile, guardato con timore e incertezza, oggi invece viene sempre più considerato come un possibile “bene rifugio”, quasi alla stregua dell’oro, soprattutto in contesti di instabilità economica e geopolitica.
Questo cambiamento di prospettiva è avvenuto in un arco di tempo relativamente breve e ha segnato anche l’entrata della crypto nelle quotazioni di borsa, con una consequenziale evoluzione dell’ecosistema delle criptovalute, che ha visto una maggiore adozione istituzionale.
Si sono anche rafforzate le normative che riguardano le crypto, per renderle più stabili, e si sono ampliate le infrastrutture per il trading e la custodia di asset digitali. Ora che Bitcoin ha conquistato sicurezza, è importante ancor di più comprendere quali sono i rischi intrinsechi e come la moneta potrebbe giocare a sfavore dell’investitore: investire in crypto sì, ma con coscienza.
Bitcoin e la guerra dei dazi: un rifugio sicuro?
Questa percezione si è rafforzata nell’attuale contesto di crescente tensione commerciale, in particolare con la guerra dei dazi tra le principali economie mondiali. Se da un lato Bitcoin viene ormai indicato come un’alternativa ai sistemi finanziari tradizionali, quasi un bene rifugio come i metalli argento e oro, dall’altro la sua sensibilità agli eventi macroeconomici rimane elevata, e non da sottovalutare.
Il paradosso diventa evidente: mentre alcuni investitori cercano rifugio in Bitcoin per sfuggire alle ripercussioni delle guerre commerciali, il mercato delle criptovalute subisce contraccolpi proprio a causa dell’incertezza e della volatilità generate da queste tensioni.
Nonostante la narrativa del Bitcoin come bene rifugio, le guerre commerciali e l’aumento dei dazi possono esercitare una pressione ribassista anche sul suo prezzo. Il clima di avversione al rischio, che in queste settimane è molto percepibile tra gli investitori, fa sì che questi ultimi riducano la loro esposizione su asset volatili, preferendo strumenti finanziari più sicuri come il dollaro statunitense o i titoli di Stato. Questo comportamento si riflette direttamente sulla domanda di Bitcoin, provocando vendite massicce e oscillazioni accentuate del prezzo.
Un altro fattore cruciale è la forza del dollaro. Storicamente, in periodi di incertezza economica, il dollaro si è rafforzato rispetto alle altre valute, spingendo gli investitori internazionali a preferire asset denominati in dollari rispetto alle criptovalute. Poiché Bitcoin è spesso scambiato in coppia con il dollaro, un rafforzamento della valuta statunitense lo rende meno accessibile e attraente.
Con il rallentamento dell’economia e la diminuzione della liquidità, anche imprese e i privati, in un contesto di incertezza, potrebbero ridurre la loro esposizione su Bitcoin, privilegiando strumenti finanziari più consolidati. Ciò significa che per quanto si stia espandendo la tendenza ad investire in Bitcoin come bene rifugio, rimane sempre vulnerabile a vendite improvvise e a fasi di forte ribasso nel breve termine.
Sebbene nel breve periodo l’incertezza possa giocare a sfavore di Bitcoin, nel lungo termine le guerre commerciali potrebbero invece rafforzarne il ruolo di alternativa ai sistemi finanziari tradizionali. No non ci stiamo mangiando la foglia, ciò che vogliamo dire è che il Bitcoin continuerà ad avere forti oscillazioni, ma per quanto riguarda il lungo termine, quindi strategie con uno sguardo lontano, c’è una buona probabilità che la moneta ormai rimarrà abbastanza stabile tra le crypto, poiché è quella che ha ottenuto più riconoscimento da parte degli investitori.
Uno dei principali effetti di un’escalation dei dazi è che per mantenere la competitività delle proprie esportazioni, i governi potrebbero optare per politiche monetarie più accomodanti, riducendo il valore reale delle valute nazionali in modo da non penalizzare troppo l’acquirente. In uno scenario del genere, Bitcoin, con la sua offerta limitata e la sua indipendenza dai governi, potrebbe guadagnare terreno come riserva di valore.
Del resto, la narrativa dell’oro digitale ha già dimostrato di essere attraente nei periodi di instabilità economica, e una guerra commerciale prolungata potrebbe consolidare questa percezione. Inoltre c’è da considerare che il Bitcoin, grazie alla sua natura decentralizzata e alla sua capacità di facilitare transazioni globali senza intermediari, potrebbe diventare un’opzione più attraente per chi cerca maggiore libertà finanziaria in un contesto di crescente protezionismo economico.
Se quindi nel breve termine l’aumento dell’incertezza e la fuga dagli asset di rischio possono penalizzarlo, nel lungo periodo la svalutazione delle valute tradizionali, l’inflazione e la ricerca di strumenti finanziari alternativi potrebbero rafforzare la posizione del Bitcoin come riserva di valore.
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