L’Italia non è un paese per giovani e l’assenza del ricambio generazionale si sente soprattutto in alcune professioni come quella della consulenza finanziaria.
Oltre al sentire comune i dati dell’Istat confermano quanto percepito. Le ultime statistiche del 2020 rilevano come il 38,5% degli occupati erano over 50.
Una delle professioni più anziane in termini demografici è quella della consulenza finanziaria. Secondo una stima dell’Albo dei consulenti finanziari (OCF), oltre il 60% dei professionisti in questo settore sono ultracinquantenni, e solo il 15% hanno meno di 40 anni. La professionalità in questo settore è spesso associata e recepita dal pubblico con un’età avanzata. La tendenza può invertirsi solo con un cambiamento culturale che deve partire dagli istituti di credito. Il potenziale della professione è alto, soprattutto in termini di crescita professionale.
I giovani di oggi, sono gli investitori del futuro e hanno una vicinanza e una familiarità con i mercati finanziari molto maggiore delle generazioni passate. Molti di loro hanno bisogno di discutere le loro esigenze patrimoniali con consulenti finanziari di età simili.
Consulenza finanziaria: il ricambio generazionale e l’ingresso nella professione
In Italia il meccanismo di assunzione prevede il reclutamento di professionisti già attivi in altri istituti per evitare di dovere formare il nuovo personale. A limitare il ricambio generazionale e l’ingresso nella professione è anche la credenza che il professionista non possa lavorare in team. È necessario invece creare gruppi che lavorano insieme in età miste apprendendo direttamente sul campo il mestiere.
Questo permette anche il superamento di uno scoglio importante costituito dalla creazione di un portafoglio clienti. I giovani nelle fasi iniziali della loro carriera spesso faticano a crearsi un portafoglio clienti sufficiente a garantirsi il sostentamento economico, per via di un modello retributivo basato sulla retrocessione delle commissioni. Su questo aspetto è necessario un cambio di paradigma senza il quale l’età media è destinata ad aumentare.
Il ruolo dell’Anasf per agevolare il percorso dei nuovi consulenti finanziari
In questo senso l’Anasf, associazione nazionale promotori finanziari ha inviato al Senato una proposta per erogare un credito d’imposta ai senior che seguono il tirocinio e il praticantato dei giovani o in altri casi li affiancano per tutto il percorso. La proposta di finanziamento valida per un periodo massimo di circa tre anni è al tavolo delle commissioni parlamentari.
Già nel febbraio 2012, è stato proposto un percorso di accesso alla professione costituito da tirocinio curricolare universitario, seguito dall’esame per l’iscrizione ad Albo dei consulenti finanziari e un praticantato di durata variabile, in base agli studi. L’associazione non sta agendo da sola e ha avviato un tavolo di lavoro con Assoreti per il ricambio generazionale. Se l’industria e i consulenti finanziari si muovono assieme possono creare una sinergia con le università e il comparto imprenditoriale italiano, con una parte di questo che necessita del servizio di consulenza.
Anasf progetta d’essere presente nei più importanti atenei italiani con Assoreti. L’associazione da anni ha attivato contatti con le università, dove svolge career day in cui racconta la professione del consulente finanziario. Accedere alla professione del consulente finanziario richiede bassi costi di partenza e offre benefici fiscali per i giovani. L’imposta sostitutiva per gli under 35 è pari al 5% per i primi cinque anni.