Oggi osserveremo il paradosso delle case popolari che, in molti Comuni, ci sono ma non vengono assegnate a chi ne ha diritto.
In presenza di determinate condizioni reddituali, lo Stato offre alle persone meno abbienti la possibilità di disporre di un’abitazione nell’ambito dell’edilizia popolare.
Le case popolari fanno parte della cosiddetta Edilizia Pubblica e sono messe a disposizione dei cittadini che hanno difficoltà economica e non hanno la possibilità di avere un’abitazione propria. Per beneficiare di quest’opportunità occorre possedere i requisiti previsti dalla legge.
Chi ne ha diritto deve procedere consegnando la domanda al Comune o all’Ente che gestisce le abitazioni.
Offrendo case popolari alle persone meno abbienti, lo Stato intende aiutare chi ne ha bisogno dando loro una possibilità di vita dignitosa. Le case popolari sono generalmente gestite da un ente che si occupa anche del l’assegnazione degli alloggi sulla base di bandi e graduatorie.
L’assegnazione degli alloggi non è a titolo gratuito: è comunque previsto il pagamento di un canone di locazione, seppur agevolato.
L’individuazione del canone di locazione, che deve essere corrisposto dal soggetto a cui è stata affidata l’abitazione, è calcolato tenendo conto della situazione reddituale del cittadino.
Per questo motivo, si parla di canone agevolato che generalmente corrisponde ad una somma di denaro decisamente più bassa di qualsiasi altro canone di locazione.
Nella maggior parte dei casi, le case popolari sono concesse in favore di cittadini senza reddito o con un reddito inferiore rispetto ai limiti stabiliti dalla legge.
Hanno la possibilità di beneficiare di quest’opportunità anche i genitori single con figli a carico, i cittadini italiani che non hanno una fissa dimora o i disabili gravi.
Per partecipare al bando ed entrare nella graduatoria, che permette l’assegnazione di case popolari, è necessario non essere proprietari di altre abitazioni adeguate.
In particolare, il reddito da rispettare è indicato nel bando di partecipazione ed è stabilito dal Comune, dalla Provincia o dalla Regione che lo emette.
I soggetti che intendono partecipare al bando di assegnazione della casa popolare devono presentare un’apposita istanza corredata di indicatore ISEE, una copia del documento d’identità e una marca da bollo.
In base a quanto previsto dalla legge numero 560, del 24 dicembre 1996, le case popolari possono essere acquistate dagli assegnatari tramite il riscatto dell’alloggio. Per accedere a questa possibilità concessa dalla legge occorre che la casa sia abitata dal assegnatario da almeno 5 anni e che questo non sia moroso di canone d’affitto o titolare di altro alloggio. Inoltre, anche in questo caso, è necessario rispettare una determinata soglia.
Le graduatorie relative alle case popolari sono piuttosto lunghe ed è un problema che riguarda tutte le città italiane. In alcune realtà, del Bel paese, sono passati più di 10 anni dalle ultime costruzioni di edilizia residenziale pubblica.
In base ai dati raccolti da Federcasa, su 785 mila case popolari 55 mila risultano sfitte. Nella maggior parte dei casi, il problema riguarda la non agibilità delle abitazioni, a causa della mancata manutenzione. In altri casi, invece, la mancata assegnazione è legata ha qualche cavillo burocratico.
Sempre in base ai dati raccolti da Federcasa le richieste inevase sono circa 320mila. Ma il vacino degli aventi diritto è di 1,8 milioni di persone.
È dunque chiaro che il problema delle case popolari è enorme. Per risolverlo bisognerebbe realizzare circa 200.000 nuove abitazioni e recuperare il patrimonio già esistente.
I PNRR prevede di mettere a disposizione risorse per la realizzazione di abitazione nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica. Tuttavia, in base a quanto affermato da Federcasa, le risorse messe in campo potrebbero essere insufficienti e non riuscirebbe ad incidere significativamente sulla disponibilità di nuove abitazioni.
Purtroppo il problema delle case popolari, poche e mal utilizzate, accomuna tutta la penisola, da Nord a Sud.
In Toscana, ad esempio, ci sono circa 3600 appartamenti Erp che non risultano assegnati a nessuno, mentre a Bologna sono circa 604 gli alloggi pubblici inutilizzati.
A Napoli, invece, la graduatoria non viene aggiornata da 20 anni. Per questo motivo, gli appartamenti restituiti non sono riassegnati.
A Milano, invece, ci sono oltre 10.000 appartamenti, una metà gestiti da Aler Milano e l’altra metà da Metropolitana milanese, molti sono indisponibili. A quanto pare: “Molti alloggi sono ancora in fase di ristrutturazione. Molti sono usurati dal tempo e quindi indisponibili. Altri vengono lasciati fermi in attesa di essere messi sul mercato e venduti per esigenze di bilancio, soprattutto per quanto riguarda Aler” afferma Bruno Cattoli, dell’Unione inquilini Milano.
Nella Laguna di Venezia ci sono oltre 2.200 abitazioni popolari non assegnate. Di queste, 500 risultano inutilizzate e 123 sono in manutenzione.
Anche a Roma ci sono numerosi alloggi vuoti, con altrettante case occupate abusivamente da persone che ne hanno diritto, ma non vedono slittare la graduatoria.
Nonostante gli ingenti investimenti del Comune di Roma, 220 milioni di euro, le risorse non sono sufficienti a colmare il deficit abitativo della Capitale.
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