Venerdì i mercati internazionali hanno chiuso in ribasso di circa il 5%. Giosuè ha investito tutto nei mercati azionari. Una scelta che oggi pesa come un macigno. Mentre il mondo finanziario trema e il suo consulente lo rassicura, lui si sente sempre più solo. Ma davvero c’è da preoccuparsi? O siamo solo prigionieri delle nostre paure?
C’è un dettaglio storico che Giosuè ha appena letto e che gli accende una lampadina: è già successo qualcosa di simile. Proprio quando Trump era presidente. E se la storia stesse davvero bussando di nuovo alla porta?

Chi lo conosce, oggi preferisce stargli alla larga. Giosuè non è più lo stesso da qualche settimana. Da quando i mercati hanno iniziato a scendere con una costanza che fa venire il mal di pancia. Lui, che ha puntato tutto su azioni e Borsa, adesso è un vulcano pronto ad esplodere. Studia, legge, analizza grafici come se da questo dipendesse la sua sopravvivenza. Ogni sera si chiude nello studio, si accende l’ennesima sigaretta e fissa lo schermo come se potesse leggere il futuro.
Quando gli chiedono come sta, non risponde. Al massimo alza un sopracciglio. L’unica cosa che ha detto negli ultimi giorni è: “Lo sapevi che anche Trump aveva messo i dazi nel suo primo mandato? E guarda cosa è successo ai mercati…”. Da lì in poi, silenzio assoluto. Ma quella frase ha fatto scattare qualcosa. Forse davvero vale la pena guardare indietro per capire dove potremmo andare a finire.
I mercati durante il primo mandato di Trump: un’altalena solo in apparenza
Quando Donald Trump vinse le elezioni nel 2016, molti investitori reagirono con diffidenza. Ma i mercati azionari iniziarono a salire fin da subito. L’indice Dow Jones, per esempio, passò da 18.972 punti nel novembre 2016 a 31.272 nel gennaio 2021. Un balzo del 64,8% nonostante la guerra commerciale con la Cina e le continue turbolenze politiche. Non proprio un dettaglio da poco.

Giosuè, all’epoca, era meno coinvolto nei mercati. Ma oggi quel grafico lo studia ogni sera. Ricorda come i dazi del 2018 avessero creato caos tra gli investitori. L’instabilità sembrava totale. Eppure, i mercati hanno retto. Ogni discesa veniva seguita da un recupero, ogni annuncio di Trump accendeva reazioni emotive, ma nel lungo periodo, i numeri hanno parlato chiaro.
Anche l’S&P 500 e il Nasdaq misero a segno performance importanti. Nonostante i dazi e le tensioni con la Cina, l’America delle aziende continuò a macinare utili. Non fu un periodo privo di rischi, ma nemmeno il disastro che molti avevano paventato. Giosuè ora si chiede se anche stavolta la paura stia offuscando la visione d’insieme.
Fiducia, fumo e fragilità: Giosuè e il paradosso del controllo
Il punto è proprio questo: quanto possiamo davvero controllare? Giosuè si illude di poter gestire tutto, ma ogni tweet presidenziale, ogni dichiarazione della Fed o tensione geopolitica può scombinare le carte. Anche il suo consulente, per quanto rassicurante, non ha la sfera magica. I mercati finanziari, lo sa bene, vivono di aspettative, ma si nutrono anche di contraddizioni.
E allora? Rimanere investiti come se nulla fosse? O liquidare tutto e stare alla finestra? Giosuè continua a fumare, a leggere, a cercare risposte. Ma forse la risposta non sta nei numeri, né nei grafici. Forse sta nell’accettare che l’incertezza è parte del gioco. E che la storia, se ci insegna qualcosa, è che spesso le cose vanno diversamente da come temiamo. Ma tu, al posto suo, cosa faresti?