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Il mercato del lavoro frena il rendimento obbligazionario: ma non è sempre così

Nonostante gli accenni di rialzo del quadro inflazionistico, i rendimenti dei titoli di stato europei, dopo un primo rialzo a febbraio che aveva fatto sperare gli investitori nella possibilità di rendimenti positivi del Bund tedesco, sono tornati ai livelli precedenti.

L’effetto è stato diverso negli Stati Uniti, dove il dato sull’inflazione reale di aprile è stata superiore dello 0,9% rispetto a quella attesa, una variazione su base mensile dell’indice dei prezzi al consumo che non si verificava dal 1982.

VI sono diversi segnali che suggeriscono l’inizio di una divergenza dei buoni del tesoro USA rispetto a quelli europei, a cominciare dalle stime dell’Università del Michigan sull’inflazione attesa, che sul lungo periodo dovrebbe attestarsi al 3%, contro 1% stimato per lo stesso arco temporale nella zona Euro, con un indice dei prezzi al consumo che continua a rimanere molto lontano dagli obbiettivi di politica monetaria della BCE, attestandosi all’1,2%.

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Quali sono le motivazioni per gli attuali rendimenti delle obbligazioni?

Tra i fattori tecnici più rilevanti la diversa velocità di ripresa del mercato del lavoro, con gli Stati Uniti prima rispetto all’Europa gli interventi pubblici fino al 2022, quando l’economia dovrebbe tornare a crescere e sancire in modo definitivo l’uscita dalla crisi. L’Unione Europea deve fare i conti e conciliare un assetto economico finanziario molto più variegato, che porterà tendenzialmente la BCE a proseguire con gli acquisti dei titoli di stato dei diversi paesi, mantenendo entro un range limitato i loro rendimenti.

Rimangono naturalmente valide le indicazioni per quanto riguarda la funzione di protezione del rischio delle obbligazioni detenute in portafoglio, in particolar modo i titoli di stato rappresentativi del debito pubblico. In un’Unione Europea che sembra avere relegato al passato i movimenti antieuropeisti e prosegue nella concertazione delle sue politiche fiscali e legislative, sembra sempre più difficile dubitare della tenuta delle economie più rappresentative, Germania, Francia, Italia, aumentando la capacità di mantenere equilibrata l’allocazione patrimoniale di un portafoglio.

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Quale è stato il migliore periodo per i rendimenti del mercato obbligazionario?

Se esiste un periodo d’oro delle obbligazioni, questo si può fare sicuramente risalire agli anni tra il 1980 e il 2010. Gli anni Ottanta offrono per una convergenza di fattori storici un periodo di alti rendimenti. I treasury bond a dieci anni degli Stati Uniti pagarono i loro investitori circa il 6,6% su base annuale, questo a causa delle forti incertezze internazionali causate da livelli molto alti di inflazione, che proprio nel 1980 hanno toccato il loro massimo storico degli ultimi 40 anni arrivando al 15%.

Questo fu causato sopratutto dalla rivoluzione iraniana, che cambiò per sempre il volto del paese e causò contestualmente la seconda crisi petrolifera. In questo scenario chi aveva acquistato obbligazioni a tasso fisso in quell’anno, poté ottenere con la loro vendita rendimenti molto superiori al trend dell’inflazione, che scese rapidamente nei due anni successivi.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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