Quando anche chi si crede esperto inizia a tremare, forse è il caso di guardare bene i segnali. Cosa sta succedendo davvero nei mercati azionari? Perché un indicatore che pochi conoscono sta diventando il centro dell’attenzione? E cosa fare se anche tu hai seguito i consigli “giusti”?
Ernestina vive a Voghera, fa la casalinga e da qualche anno ha deciso di far fruttare i suoi risparmi. Non è un’esperta, ma si fida degli analisti che seguono i grandi investitori.
Per lei, Warren Buffett è sempre stato sinonimo di saggezza. Quando ha letto che Buffett ha venduto miliardi di dollari in azioni e che il suo famoso indicatore suggerisce una sopravvalutazione del mercato azionario, le è mancato il respiro. Ha pensato subito ai suoi soldi, investiti con prudenza, sì, ma sempre legati a quelle stesse logiche che ora sembrano minacciate.
In questi giorni non è l’unica a sentirsi vulnerabile. I numeri parlano chiaro, ma spesso vengono ignorati finché è troppo tardi. E quando anche chi è noto per la sua calma inizia a vendere, forse è il momento di fermarsi e riflettere.
Il cosiddetto Buffett Indicator confronta la capitalizzazione del mercato azionario con il PIL americano. Un valore sopra il 100% indica che il mercato è gonfiato rispetto alla crescita reale. Ad aprile 2025, questo rapporto è salito al 141%, ben oltre la soglia di sicurezza. Un dato simile si era visto solo prima di crolli importanti, come la bolla delle dot-com nel 2000 o la crisi finanziaria del 2008.
Ernestina forse non capisce ogni dettaglio tecnico, ma sa riconoscere il panico quando lo sente. E questo dato fa paura anche agli esperti. Bill Smead, un investitore di lungo corso, ha dichiarato che per tornare a valutazioni sane, il mercato dovrebbe perdere fino al 50%. Nel frattempo, Buffett ha accumulato 344 miliardi di dollari in liquidità, un segnale chiaro che lui, con tutti i suoi anni di esperienza, preferisce aspettare.
Durante la bolla delle dot-com nel 2000, il Buffett Indicator raggiunse circa il 140%, seguito da un crollo del mercato di quasi il 50% nei due anni successivi. Nel 2007, prima della crisi finanziaria globale, il rapporto era intorno al 105%, anticipando un’altra significativa discesa dei mercati. Più recentemente, nel 2021, l’indicatore ha superato il 200% per la prima volta nella storia, un livello che ha preceduto un periodo di volatilità e correzioni nei mercati azionari.
Sebbene non fornisca indicazioni precise sul momento in cui avverranno i ribassi, i suoi picchi hanno spesso coinciso con fasi di eccessiva euforia finanziaria, poi seguite da brusche correzioni.
Molti come Ernestina seguono i grandi investitori, pensando che imitare le loro mosse sia una scelta prudente. Ma c’è una grande differenza: Buffett può permettersi di aspettare anni, mentre un piccolo risparmiatore ha bisogni immediati. Quando i mercati iniziano a traballare, i primi a subire sono proprio quelli che non hanno margine di errore.
Il pericolo non è solo economico, ma anche emotivo. Perdere fiducia nel sistema dopo aver seguito ogni regola è devastante. Ma forse proprio qui nasce la consapevolezza. Per proteggere il proprio denaro, non serve diventare esperti, ma serve aprire gli occhi. E capire che a volte, anche le strategie più sicure, vanno rimesse in discussione.
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